San Rossore e la gestione dei conti, chieste un’assoluzione e due condanne

Il processo arrivato alle battute finali. La requisitoria del pm

Due richieste di condanna e una richiesta di assoluzione nel processo sulle presunte responsabilità gestionali del Parco di San Rossore. L’inchiesta del 2013 - condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal pubblico ministero Flavia Alemi - fu spinta anche dalle segnalazioni del collegio dei revisori. All’esito di una lunga fase dibattimentale - i rinvii a giudizio sono del 2018 - la pubblica accusa ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste per Sergio Paglialunga, 67 anni, di Pisa, ingegnere, e direttore del Parco, ora in pensione, difeso dall’avvocato Stefano Del Corso. La dottoressa Alemi ha chiesto poi la condanna a 4 anni e 6 mesi per l’ex ragioniere capo dell’ente Vittorio Monni, 69 anni, di Pontedera, anche lui assistito dall’avvocato Del Corso. E richiesta di condanna a tre anni di reclusione per Massimo De Prosperis, 66 anni, di Pisa all’epoca dei fatti addetto all’ufficio ripristino del servizio di pianificazione del territorio, anche lui pensionato, assistito dall’avvocato Alessio Bertola.

Un processo questo in cui inizialmente i reati contestati andavano, a vario titolo, dall’abuso d’ufficio al falso ideologico e al peculato. Quest’ultimo l’unico reato rimasto in piedi, mentre tutto il resto era già stato appurato come prescritto prima della fase finale del processo. Secondo la ricostruzione della procura, Monni in qualità di contabile, avrebbe "cambiato" gli assegni – che successivamente avrebbe portato portato in banca – anticipando il contante. In concorso con Paglialunga, lo stesso Monni era chiamato a rispondere di falso in bilancio in concorso relativamente a crediti ritenuti inesigibili che invece sarebbero stato portati come elementi positivi nel bilancio 2011. A Paglialunga era contestato anche il reato di abuso d’ufficio per alcuni nulla osta, e quello di peculato circa l’utilizzo della carte di credito per spese che – secondo la versione difensiva – sarebbero invece state completamente legittime.

A De Prosperis viene contestato il peculato in alcuni episodi per l’utilizzo dell’auto e del cellulare aziendale. Il collegio ha rinviato per repliche e sentenza.

Carlo Baroni