La lettera di una mamma dove è stata uccisa la piccola Samantha: "Solo 30 anni al mostro"

Una lettera e un mazzo di fiori per la piccola uccisa in una baracca da Krstic

La lettera lasciata nella baracca dove è stata trovata morta la piccola Samantha

La lettera lasciata nella baracca dove è stata trovata morta la piccola Samantha

Pisa, 19 luglio 2017 - "Spero  con tutto il cuore che il posto in cui ti trovi adesso sia migliore di quello in cui hai vissuto su questa terra, spero che tu possa sorridere e giocare come non ti è stato concesso in questa vita». Calambrone ieri mattina si è svegliata con queste parole appese a due fiori che una mamma ha lasciato sulla recinzione della baracca dov’è stata uccisa Samantha Castagnino, tre anni, massacrata dalle botte del patrigno nelle primavera del 2016.

E’ un biglietto piegato con cura, scritto a mano, una grafia semplice e pensieri arrivati quando il tribunale di Pisa ha emesso tutte le sentenze su questa storia che di certo proseguirà in appello: trent’anni di reclusione – ma non l’ergastolo come aveva chiesto il pubblico ministero Giancarlo Dominijanni – per Tonino Krstic, 32enne, autore materiale, secondo il primo grado di giudizio, dell’omicidio aggravato della bambina; dieci anni di carcere per la mamma, Juana Francisca De Olmo, 34enne, dominicana, colpevole di non aver impedito che quell’uomo di cui si era invaghita maltrattasse la sua bambina fino a lasciarla morire, negandole in ultimo anche i soccorsi.

«Solo trent’anni per chi ti ha ucciso», scrive questa mamma alla piccola senza assolvere neppure la donna che aveva l’obbligo giuridico, oltre che di madre, di proteggere la sua bambina: «non ha avuto una pena sufficiente». «Mi dispiace, piccolina, che che il mondo in cui hai vissuto per soli tre anni sia così ingiusto.... Spero che i lividi che avevi sul corpicino siano andati via e che tu abbia iniziato una nuova vita, la vita spensierata che ogni bambino meriterebbe. Ma spero soprattutto che tu sia circondata da adulti che ti vogliono bene».

Si firma una mamma. Una delle tante mamme che vivono a Calambrone, dove questa storia dolorosa è viva nella gente. Una delle tante mamme che sanno cos’è successo in quella baracca e che arrivano qui per portare i figli al mare. Una mamma che ha voluto lasciare un segno d’amore e di speranza su quella staccionata che per mesi ha ospitato fiori e pupazzi per la bambina presa a cinghiate, pedate, schiaffi e infine lasciata morire. Sotto gli occhi di una donna ormai vittima, a sua volta, del giogo di violenze in cui si era infilata quella storia d’amore sbocciata in rete e finita tra la sporcizia di una vecchia pizzeria abitata da un uomo avvezzo alla violenza e dai suoi familiari.

Tra quelle mura ci sono ancora i resti di una vita finita in tragedia, ci sono i giochi polverosi della bambina, il materasso su cui si è addormentata per sempre sfinita dalle botte del serbo, ci sono i resti di pasti consumati nelle ore precedenti la tragedia. Quel luogo, dissequestrato da poche settimane, al centro di un contenzioso, rischia di essere per Calambrone una sorta di monumento all’orrore che la gente non vuole.

E che invece potrebbe essere un luogo da restaurare e dedicare all’infanzia nel nome di Samantha. La cui morte rischia di restare ancora sulle cronache. Scontato l’appello della difesa del Kristc secondo la quale «contro Tonino – dice l’avvocato Francesco Mori – ci sono solo le parole della ex compagna». Importanti saranno le motivazioni che dovrebbero arrivare entro il 14 ottobre.