Due ombre nella notte e un corpo ingoiato dal buio. Il mistero di Roberta Ragusa

Quattro anni fa la scomparsa della donna

Roberta Ragusa

Roberta Ragusa

Pisa 13 gennaio 2015 - Quattro anni senza Roberta Ragusa. Quattro anni senza che della sfortunata contitolare dell’autoscuola «Futura» sia mai stata trovata una traccia, né da viva né da morta, nonostante l’imponente e prolungato impiego di uomini di mezzi per cercare la donna misteriosamente scomparsa dalla sua abitazione in via Ulisse Dini a Gello di San Giuliano Terme la gelida notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012. Roberta sembra essere svanita nel nulla. L’ultima sua traccia la fiutano i cani molecolari, poche ore dopo la sua sparizione, in via Gigli vicino alla ferrovia. Poi, più nulla. Quasi tre anni di indagini e una serie di reiterate battute sul territorio – che hanno setacciato l’intera provincia – non hanno però sortito l’effetto sperato: ritrovare la donna o il suo corpo o, almeno, quel che ne rimane. Ma cosa successe quella maledetta notte? 

Due le ipotesi. Almeno in teoria. Una è quella dell’allontanamento volontario, che ormai è ‘cavalcata’ solo dal marito della donna Antonio Logli, indagato per l’omicidio volontario e la soppressione del cadavere della moglie. Un’ipotesi da tempo ritenuta offensiva dai parenti toscani e romani della sfortunata mamma di Gello, che ben difficilmente avrebbe volontariamente abbandonato al loro destino i suoi due amatissimi figli Daniele e Alessia, che all’epoca della scomparsa avevano rispettivamente 15 e 11 anni. E fu proprio il più grande dei due che il sabato mattina – ancor prima che la denuncia venisse formalizzata da Antonio alla Stazione dei carabinieri di San Giuliano Terme – lanciò su Facebook un’appello disperato: «Quella nella foto è mia madre ed è scomparsa. Non è uno scherzo, aiutatemi». Scattarono così le ricerche della donna, una persona presumibilmente sotto choc in seguito a una caduta da una scala avvenuta tre giorni prima.  

L’altra ipotesi è quella che Roberta sia stata uccisa. Ne è convinta da molto tempo la Procura della Repubblica – il pubblico ministero Aldo Mantovani che ha diretto l’inchiesta e l’allora procuratore capo Ugo Adinolfi – che accusa l’uomo di aver «costretto con violenza la moglie Roberta Ragusa a salire in auto, di averla uccisa volontariamente per poi sopprimerne il corpo al fine di assicurarsi l’impunità per l’omicidio e impedire in modo permanente il ritrovamento del cadavere». Le oltre 12mila pagine dell’inchiesta della Procura hanno cercato di dimostrare davanti al Tribunale che Roberta è stata uccisa da suo marito.

Lo scorso 6 marzo, però, il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Laghezza ha prosciolto «perché il fatto non sussiste» Logli - difeso dall’avvocato Roberto Cavani, al quali va riconosciuto anche il merito di aver sempre tenuto un profilo (molto) basso rifuggendo – a differenza di molti suoi colleghi – dai riflettori televisivi.  In Cassazione sono stati presentati ben cinque ricorsi che saranno unificati. Tra qualche settimana la Suprema Corte dovrà pronunciarsi in merito. In caso il accoglimento ci sarà una nuova udienza preliminare davanti a un altro giudice, altrimenti il procedimento sarà archiviato. Potrà però essere sempre riaperto in caso si nuovi importati sviluppi.  

Secondo gli inquirenti intorno alla mezzanotte fra il 13 e il 14 gennaio 2014 Roberta (finalmente) scoprì l’identità della donna che ormai da diversi anni era l’amante segreta di suo marito della quale lei sospettava solo l’esistenza. Si tratta di Sara Calzolaio, l’ex baby sitter dei due figli dei Logli e all’epoca segretaria dell’autoscuola di famiglia. Roberta la smascherò intuendo che Antonio (rifugiatosi quella notte in soffitta) stesse parlando al cellulare con lei. Origliando la conversazione si rese conto che il marito era certamente al telefono con Sara perché solo Sara poteva essere a conoscenza di alcune cose accadute poche ore prima in autoscuola, quando erano presenti solo le due donne e il padre di Antonio. A quel punto Roberta, sentitasi doppiamente tradita, sarebbe uscita di casa com’era vestita (in pigiama) per andare a parlare con Sara. Logli l’avrebbe inseguita e poi, proprio in via Gigli, sarebbe accaduta la tragedia. Un omicidio volontario. O, forse, preterintenzionale. 

Che Roberta sia stata in quella strada poco prima di sparire lo testimoniano – oltre ai cani – le affermazioni di Loris Gozi – che vide Logli litigare con una donna vicino a un’auto uguale a quella di Roberta – e Silvana Piampiani, che è certa di aver visto Logli e anche una donna con un pigiama rosa, proprio come quello che, secondo il marito, Roberta indossava quella sera. Le indagini non chiariscono come Roberta sarebbe stata uccisa – forse soffocata o strangolata – anche se la violenta botta, udita da Gozi quando Logli avrebbe caricato a forza la donna sull’auto, potrebbe anche far ipotizzare un omicidio preterintenzionale. E neppure chiariscono come e, soprattutto dove, il cadavere sia stato soppresso. Ricordiamoci che nella nostra zona ci sono decine di pozzi non censiti; come pure che il lago di Massaciuccoli, ma soprattutto l’area paludosa che lo circonda, facilmente raggiungibili da Gello, sarebbero una tomba perfetta e definitiva come epilogo di un delitto (quasi) perfetto.