di Gabriele Masiero
PISA
Mesi di tensioni, strappi, liti pubbliche e nel chiuso delle stanze di partito, comparsate in piazza e post al vetriolo sui social sono culminati, a un mese dal voto amministrativo in una resa dei conti dentro il Pd senza esclusione di colpi. Al centro c’è la tornata elettorale di Capannoli, ma sullo sfondo vengono al pettine i nodi delle guerre fratricide interne al Pd della provincia di Pisa tra la cosiddetta ala sinistra e gli ex renziani. Alla fine è stata Barbara Cionini a rompere gli indugi, dando seguito alla lettera indirizzata agli iscritti "sotto processo" dai segretari dem capannolesi, con una missiva indirizzata al segretario toscano del Pd Emiliano Fossi e ai dipartimenti organizzativi del partito regionale, perché nel mirino c’è finita proprio la capannolese politicamente più illustre: l’assessora regionale Alessandra Nardini, contraria alla scelta del partito di puntare su Cionini al posto della sindaca dem uscente, Arianna Cecchini. Mesi di riunioni e tensioni non hanno evitato la frattura e alla fine gli organismi dirigenti del partito hanno puntato su Cionini. Una decisione che ha lacerato i dem ma che ha retto alla prova della coalizione, con il centrosinistra unito dalla parte della candidata dem, mentre a Cecchini non è rimasto altro che correre con una sua lista piena zeppa di ex. Lista alla quale, secondo molti esponenti del partito, che più o meno direttamente ha avuto l’appoggio proprio dell’assessora regionale che alla prima uscita pubblica di Arianna Cecchini, nelle scorse settimane a Santo Pietro Belvedere, è stata notata in piazza in quello che ai più è parso un pieno sostegno politico alla sindaca uscente e oggi avversaria dem. Da qui la richiesta a Fossi di prendere provvedimenti.
La lettera di Cionini sarebbe stata inviata il 30 aprile scorso e individua 17 persone, tra i quali la sindaca uscente, l’assessora regionale, suo padre e altri iscritti capannolesi, che avrebbero violato la statuto dem per essersi candidati "in liste alternative al Pd, o comunque non autorizzate dal Pd" chiedendo un "provvedimento di esclusione esteso a tutti coloro che hanno palesemente dichiarato la loro disponibilità a far parte della lista di Arianna Cecchini in qualità di candidati consiglieri, ovvero Simona Giuntini, Federico Mangini e Alessandra Marianelli, ma anche di tutti gli iscritti che direttamente o indirettamente sostengono tali candidature in contrapposizione a quella nel Pd". Infine Cionini segnala a Fossi che queste persone hanno anche utilizzato "mezzi che hanno messo in cattiva luce il nostro partito e la mia candidatura, cercando subdolamente di mettere in discussione i procedimenti democratici".