ILENIA PISTOLESI
Cronaca

"Capitale della cultura". Il ‘derby’ Pisa-Volterra slitta al 2022

Le candidature di Pisa e Volterra congelate per un anno dal decreto Rilancio: il governo Conte rinvia al 2021 gli eventi di Parma annullati per il Covid-19

I sindaci di Volterra (Santi) e di Pisa (Conti)

I sindaci di Volterra (Santi) e di Pisa (Conti)

Pisa, 15 maggio 2020 - La sfida al momento è cristallizzata: il derby fra Pisa e Volterra per strappare lo scettro di capitale italiana della cultura 2021 è rinviato al 2022. La decisione è vergata nero su bianco nel fresco decreto ‘Rilancio’ del governo Conte che, in sostanza, ha sancito lo slittamento al prossimo anno di Parma Capitale 2020. Il motivo è lampante: la città emiliana, che a gennaio scorso ha tenuto a battesimo lo start della poderosa programmazione di capitale della cultura, ha dovuto cancellare l’intera kermesse per la tempesta epidemiologica. Ma il capoluogo provinciale ed il suo avamposto che declina verso il senese dovranno comunque rispettare la tabella di marcia imposta dal Mibact: i dossier di candidatura dovranno infatti essere consegnati entro il 30 giugno, mentre l’11 settembre prossimo venturo la giuria passerà al vaglio i programmi inviati dalle città in lizza, selezionando le dieci finaliste.

Il verdetto che sancirà la capitale italiana della cultura 2022 arriverà entro il 12 ottobre. In piena emergenza sanitaria, siamo al marzo scorso, il sindaco di Volterra Giacomo Santi aveva inviato una missiva al ministro dei beni culturali Dario Franceschini, al sindaco di Parma Federico Pizzarotti ed al presidente di Anci Antonio Decaro per caldeggiare lo spostamento di Parma 2020 all’anno prossimo. Un appello sposato subito da Pisa e da altre città italiane candidate a capitale della cultura (vedi Arezzo, Trani, Verbania e Venosa), che adesso si concretizza nella decisione governativa di prorogare il titolo di Parma al 2021.

Ma dove eravamo rimasti con i dossier di Pisa e di Volterra? Il capoluogo si era lanciato nella mischia con l’idea di dar vita ad laboratorio diffuso di sperimentazioni per "generare processi di osmosi tra dimensioni attualmente distanti nella città, valorizzare il capitale umano e gli scambi creativi e produttivi tra individui quale fondamento e ragione della struttura urbana, superare e rendere armoniose le contraddizioni endemiche rilevate, superare un atteggiamento passivo nella fruizione culturale e coinvolgere i cittadini come parte attiva di un processo di condivisione e di creazione di un sapere collettivo", insieme all’idea di "creare un modello di sviluppo scalabile e adattabile ad altre realtà urbane". ‘Ri-generazione umana’ il tema di Volterra, caratteristica fondante della storia novecentesca della città. Con la premessa della sostenibilità e dell’accessibilità come metodo di lavoro, l’ossatura del dossier richiama alla Volterra storica, inclusiva, internazionale, digitale, innovativa, ‘folle’ (ossia le idee per una città che ha fatto dell’analisi della pazzia e della diversità un motivo di inclusione), alla Volterra che cura, aperta ai bisogni di tutti, ed a ‘Volterritorio’, una città che guarda non solo a se stessa ma a tutto il territorio, e che è arrivata ad includere oltre 50 campanili toscani nel progetto di candidatura. © RIPRODUZIONE RISERVATA