DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Toscana e Medio Oriente. Tanti nodi da sciogliere

La Toscana ha deciso di rompere i rapporti istituzionali con il Paese guidato da Benjamin Netanyahu

Una delle tante proteste che si sono svolte nei giorni scorsi a sostegno del popolo palestinese

Una delle tante proteste che si sono svolte nei giorni scorsi a sostegno del popolo palestinese

Firenze, 15 giugno 2025 – Salvate il soldato Eugenio Giani. Il presidente della Regione Toscana è ostaggio del Campo Largo, che ha deciso di metterlo sotto tutela in occasione delle elezioni regionali di quest’anno. E non si capisce bene perché, peraltro. Giani non è mai stato ostile alla costruzione di un centrosinistra larghissimo, che metta dentro tutti: Pd, M5s, Avs e Iv. È un mediatore naturale, Giani; fosse per lui tutti dovrebbero andare d’accordo e stare nella stessa coalizione, anche a scapito della coerenza sulle policies (la domanda infatti resta sempre la stessa: che c’azzeccherebbero M5S e Italia Viva insieme?).

Eppure non basta a Elly Schlein e al suo gruppo dirigente. Sicché Giani è stato costretto ad adeguare la propria postura ai tempi che corrono. L’ultimo episodio riguarda i rapporti con Israele. Dopo Puglia ed Emilia-Romagna, anche la Toscana ha deciso di rompere i rapporti istituzionali con il Paese guidato da Benjamin Netanyahu. Il Consiglio regionale della Toscana ha appena approvato una mozione per «interrompere ogni forma di collaborazione istituzionale con il Governo israeliano». La mozione, presentata dal Pd, è stata approvata con 24 voti favorevoli e 7 contrari. Giani ha cercato di contenere l’entusiasmo del Pd, spiegando che l’interruzione ha «un valore prevalentemente simbolico perché le relazioni internazionali non sono curate dalle Regioni ma dallo Stato».

Per il partito di Elly Schlein però è già sufficiente: «Dalla Toscana», ha detto il Pd toscano, «una scelta politica netta e coraggiosa». Ma a sinistra c’è chi vorrebbe andare oltre, cacciando Marco Carrai - che è console onorario d’Israele - dalla guida della Fondazione Meyer. Il M5S toscano attraverso la capogruppo in Consiglio Regionale Irene Galletti ha chiesto le dimissioni di Carrai, perché, ha detto Galletti, «la presidenza della Fondazione Meyer non può essere ricoperta da chi rappresenta ufficialmente un governo, quello israeliano, attualmente sotto inchiesta presso la Corte Penale Internazionale per presunti crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio. È un evidente cortocircuito con lo statuto e il codice etico del Meyer, che richiamano in modo inequivocabile la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, prevedendo esplicitamente il divieto di qualsiasi legame con soggetti coinvolti in attività antisociali o criminali», ha detto ancora Galletti. Una richiesta avanzata anche dai Giovani Democratici di Firenze, Pisa e Livorno.

In piazza Duomo a Firenze c’è stato persino un sit-in di protesta al quale hanno partecipato anche il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi e quello di Calenzano Giuseppe Carovani. Anche in questo caso Giani è apparso in difficoltà. Non ha difeso Carrai e non ha risposto all’interrogazione presentata dal M5S; al suo posto è intervenuto Stefano Ciuoffo, assessore regionale ai rapporti con gli enti locali e alla sicurezza: «Il presidente della Fondazione Meyer è nominato o revocato dal direttore generale del Meyer. Confido che il tema possa trovare una sua composizione», ha detto Ciuoffo. Salvate insomma il soldato Giani (anche un po’ da sé stesso).

[email protected]