La Lega ha due facce, ma non rottama nessuno

Sono sempre esistite due Leghe nella Lega. Una di lotta, l’altra di governo. Già dai tempi di Umberto Bossi. Adesso c’è una Lega dei governatori e una di Matteo Salvini

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Firenze, 26 novembre 2021 - Sono sempre esistite due Leghe nella Lega. Una di lotta, l’altra di governo. Già dai tempi di Umberto Bossi. Adesso c’è una Lega dei governatori e una di Matteo Salvini. Il secondo è sì il segretario, dunque il capo, ma non può non fare i conti con quello che dicono i presidenti delle Regioni del super produttivo Nord; non può insomma non ascoltare Luca Zaia e Massimiliano Fedriga.

Quest’ultimo, in particolare, ha scelto di mettersi controcorrente sulle questioni sanitarie. Se il governo ha deciso di varare il super green pass dal 6 dicembre, Fedriga vorrebbe persino anticipare di una settimana il provvedimento. Per cui se vuoi frequentare i luoghi dello svago in Friuli Venezia Giulia devi essere vaccinato, non basta il tampone, che servirà solo per andare a lavorare.

La sortita del governatore friuliano ha fatto arrabbiare i no vax e i no green pass, che adesso si affollano sotto gli account social di Matteo Salvini accusandolo di essere un traditore. In realtà il leader leghista ha provato per un po’ a tenere la parte di quello contrario alle restrizioni, ma le pressioni dei suoi governatori (e non solo) hanno avuto la meglio. In Consiglio dei Ministri c’è stata l’unanimità sull’approvazione delle nuove misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, quindi anche della Lega. Quanto questo inciderà sui consensi leghisti non è chiaro. La Lega d’altronde ha già perso molti voti rispetto alla stagione dorata del 2018-2019, alcuni sono stati incamerati da Fratelli d’Italia.

Fuori dalla Lega, c’è chi si spera che Fedriga prenda sempre più campo. Ma sono gli stessi che speravano in Zaia. Il presidente della Regione Veneto però non è mai sufficientemente chiaro sul suo futuro nazionale, anzi in realtà forse lo è troppo. Sì, ha scritto un nuovo libro (presagio di posizionamento politico, quando è prodotto da un leader), sì è tra i più ragionevoli della Lega sull’emergenza sanitaria, ma è anche vero che il suo consenso crescente (ha vinto ogni elezione regionale migliorando il proprio risultato in termini di consenso) non è ancora stato testato fuori dal Veneto, a parte durante la sua esperienza da ministro da ministro dell’Agricoltura in un governo Berlusconi. In più si ha sempre la sensazione che Zaia stia bene dove sta.

Governa un pezzo dell’Italia molto ricca in cui si muove a suo agio, perché, come dicono i veneti, “Zaia è uno di noi”. Lo stesso discorso potrebbe essere applicato ovunque? Chissà. Il presidente della Regione Veneto dovrebbe nel caso rivedere parecchie cose, anche perché un conto è avere un profilo istituzionale, un altro conto è averne uno marcatamente politico, come imporrebbe la leadership di un partito. Comunque, niente sarà fatto prima dell’elezione del presidente della Repubblica e, in ogni caso, non ci saranno defenestrazioni. La Lega è l’ultimo partito leninista rimasto e non gradisce le rottamazioni.