
Pecore Elettriche
Firenze, 10 agosto 2025 – In Campania, il Pd voleva archiviare Vincenzo De Luca che a sua volta voleva archiviare il M5S che a sua volta voleva archiviare Vincenzo De Luca che a sua volta voleva archiviare il Pd che a sua volta voleva archiviare Matteo Renzi che a sua volta voleva archiviare Roberto Fico che a sua volta voleva archiviare il Pd. Bene: alle Regionali del ’25 saranno tutti insieme pronti ad archiviare loro stessi. E’ davvero pittoresca la sceneggiata che il Campo Largo sta costruendo in Campania, dove la logica testardamente unitaria di Elly Schlein sta producendo un risultato a metà fra il tragico e il comico. Il Pd ha fatto di tutto per silurare Vincenzo De Luca, che non si può presentare per la terza volta alle elezioni regionali ma è, come Luca Zaia in Veneto, un ospite ingombrante. Non si può fare i conti politici senza la sua lista, senza il suo consenso. Ha interessi politici da preservare e non ha assolutamente intenzione di farsi pensionare dal suo partito, nei confronti del quale nutre poca se non pochissima stima.
Marco Sarracino, deputato del Pd, plenipotenziario di Schlein a Napoli e dintorni, avrebbe voluto rottamarlo, una missione che non è riuscito a compiere nemmeno che Matteo Renzi, un tempo pronto a usare il lanciafiamme. Nel 2025 si scopre però che De Luca è politicamente più vivo che mai, che il Pd non può fare a meno di lui pur di stringere un accordo con il M5S. In cambio De Luca chiede garanzie politico-dinastiche. Magari con la candidatura del figlio Piero alla segreteria regionale del Pd. Così De Luca darà il via libera - sempre che non cambi idea, hai visto mai - a Roberto Fico, ex presidente della Camera, triumviro di un partito in cui c’erano un tempo Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista a fare la parte di Holly & Benji. Tutto scorre, d’altronde. Fico non ha più bisogno di prendere l’autobus per fare il tribuno della plebe, Renzi non ha bisogno di sfotterlo per le sue sceneggiate populiste, perché anche l’ex presidente del Consiglio vuole stare nel Campo Largo.
Lo stesso Conte è uscito allo scoperto durante la diretta social dell’altro giorno: “Siamo disponibili a governare il rinnovamento, ad assumerci la responsabilità del rinnovamento, senza furia iconoclasta, senza ripartire da zero”. Senza furia iconoclasta è esattamente quello che ha chiesto De Luca, che vuole difendere i suoi dieci anni di governo regionale. De Luca dunque cercherà di capitalizzare la sua eredità politica al massimo, cercando di condizionare il prossimo governo regionale grazie ai suoi candidati nelle liste. L’ex sindaco di Salerno sembra essere intenzionato a fare addirittura due sue liste. In questo modo tutelerà sé stesso dalle possibile esigenze di discontinuità che il Pd di Schlein e il M5s di Conte vorranno apporre sul programma.
Prima o poi bisognerà interrogarsi sul fatto che pur di battere l’avversario - e non è neanche detto che ci riescano - partiti incompatibili fra loro diano vita a coalizioni eterogenee tenute insieme da compromessi (è quel che sta accadendo anche in Toscana). Ora, la politica è certamente l’arte dell’accordo ed è essenziale trovare un equilibrio nello squilibrio. Ma un conto è sapersi adattare utilizzando quel che c’è a disposizione, un altro conto è l’incompatibilità strutturale. Poi non ci si deve stupire se la gente non va a votare perché - fra le altre cose - non si fida più.