Editoriale

Se gli acchiappavoti sono Vannacci e Salis

Pecore elettriche

Pecore elettriche

Firenze, 21 aprile 2024 - La politica è fatta di simboli. I leader con i loro corpi, con la loro presenza, sono un segno, una raffigurazione. Anche le candidature civiche alle elezioni europee sono un’immagine; il tentativo dei partiti tradizionali di rivolgersi, attraverso una specie di fantacalcio elettorale, a un pubblico esterno che non li voterebbe in altre circostanze. Sicché, ecco Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, probabile candidato nella circoscrizione dell’Italia centrale per il Pd. Ecco Lucia Annunziata, ex direttrice di Huffington Post, già volto Rai, capolista nell’Italia meridionale, sempre per il Pd. Ecco ancora Cecilia Strada, ex presidente di Emergency, candidata con il Pd nel Nord Ovest. Ecco l’avvocato Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell’Unione delle Camere Penali, candidato con la lista "Stati Uniti d’Europa" di Matteo Renzi e Emma Bonino. Ecco il Capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, candidato con Cateno De Luca. Ecco Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, candidato con il M5S.

Due delle candidature civiche alle elezioni di giugno sono speculari, solo apparentemente dissonanti. Il riflesso pavloviano della mancanza di fantasia politica. L’Europa chiamò: da una parte Roberto Vannacci, generale e autore di best seller della destra italiana, forse candidato con la Lega, dall’altra Ilaria Salis, maestra di Monza in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due neo fascisti, candidata con Alleanza Verdi Sinistra nella circoscrizione Nord Ovest. Forza Nuova avrebbe voluto candidare il primo, il Pd la seconda. È andata male.

Vannacci è il tentativo di Matteo Salvini di provare a non far affondare la Lega, che nel 2019 prese il 34 per cento alle Europee; ora è sotto il 10 e rischia di essere superata da Forza Italia. Salis è una variazione sul tema delle galosce di Aboubakar Soumahoro e non c’entra nulla con Enzo Tortora; è la sfida della sinistra al Pd. Candidatura di scopo, quella di Salis, per tentare di liberarla dal carcere ungherese in caso di elezione.

A ciascuno i suoi simboli: Vannacci con la vestaglia-kimono, Salis con i ceppi ai piedi. Guy Debord si divertirebbe molto oggi con un nuova edizione della società dello spettacolo. Con una differenza, fra i due: Vannacci nella Lega subisce le critiche interne che Salis avrebbe ricevuto se si fosse candidata col Pd. Nel caso del generale, le ha sintetizzate bene il vicepresidente del senato, Gian Marco Centinaio: "La Lega deve candidare leghisti, già uno che deve meditare se candidarsi o no non lo sceglierei mai", ha detto l’ex ministro dell’Agricoltura: "Se Vannacci sarà candidato nella mia circoscrizione non lo voterò, sceglierò uno della Lega che si è fatto il mazzo sul territorio".

Salis avrebbe suscitato il disappunto di chi, sui territori, si è impegnato molto in questi anni e che già con Tarquinio & Annunziata deve fronteggiare una concorrenza competitiva; e poi metti caso che viene fuori che la maestra di Monza, che non merita certamente un trattamento inumano e degradante nelle prigioni ungheresi - invero non molto diverse da quelle italiane che hanno poco da insegnare al resto del mondo - ha davvero preso a botte quei due estremisti di destra? A quel punto, altro che Soumahoro.

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