Il centrosinistra vince i ballottaggi di Roma e Torino, ora la corsa per il Colle

Il centrodestra intanto è in crisi di identità

Pecore elettriche

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Firenze, 18 ottobre 2021 - Il centrosinistra vince anche i ballottaggi a Roma e Torino e il centrodestra deve accontentarsi di Trieste. Roberto Gualtieri è il nuovo sindaco della Capitale, mentre nel capoluogo piemontese ha vinto Stefano Lo Russo. Sono entrambi del Pd; Gualtieri è stato ministro dell’Economia dal 2019 al 2021 con Beppe Conte presidente del Consiglio, Lo Russo è stato capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Torino nell’ultima consiliatura e uno dei più feroci avversari dei Cinque stelle negli ultimi cinque anni.

Contrario al patto Pd-M5s, Lo Russo ha vinto prima le primarie del centrosinistra e poi ha battuto l’imprenditore Paolo Damilano, inizialmente favorito, alle amministrative. Ha insomma sempre avversato la linea Bettini-Zingaretti-Franceschini, preferendo altri punti di riferimento, da Carlo Calenda a Beppe Sala.

Il centrosinistra dunque ha battuto sia il centrodestra sia i Cinque stelle, riconquistando le città che aveva perduto nel 2016. Due città grilline per un lustro che oggi tornano nelle mani del centrosinistra, laddove si dimostra - come a Livorno, fra i tanti esempi - che i Cinque stelle se li conosci li eviti.

Il centrodestra conferma anche nei ballottaggi un problema non solo di tenuta, ma anche di selezione della classe dirigente, soprattuto nel caso di Roma, dove Enrico Michetti è apparso negli ultimi tre mesi soprattutto come un candidato improbabile.

E forse non erano neanche le presunte gaffe il problema. Semplicemente, non c’entrava molto con una competizione elettorale. Come d’altronde il candidato sindaco di Milano Luca Bernardo, al quale è bastato il primo turno per finire la corsa. Il centrodestra dovrà dunque reinventarsi, cercando di capire da che parte stare.

Non si possono recitare troppe parti in commedia; si possono contenere moltitudini ma essere al contempo draghiani e salvinisti no. I populisti e i sovranisti della coalizione dovranno dunque scegliere qual è l’identità del centrodestra dei prossimi mesi. Da qui a dire tuttavia che il vento è cambiato, come sostiene il segretario del Pd Enrico Letta ce ne corre. Questo è pur sempre un Paese in cui non ha votato metà della popolazione. Per rassegnazione, disistima, stanchezza. Alle elezioni politiche si vedrà.

La conclusione dei ballottaggi avvia la battaglia campale per il Colle. Tra pochi mesi ci sarà da scegliere il nuovo presidente della Repubblica e nel Palazzo si attendeva la fine delle elezioni amministrative per capire che cosa fare.

C’è un Centro da ricostruire, con molti spunti offerti dalle Comunali; il risultato di Calenda a Roma fornisce qualche indicazione ma bisogna capire quanto spazio c’è in tutto il Paese, perché un conto è la Capitale, un altro contro il resto d’Italia. C’è anche da capire che cosa farà Mario Draghi.

Il presidente del Consiglio potrebbe essere il nuovo capo dello Stato? Quale che sia il suo destino, è possibile che nasca anche un partito non di Draghi ma per Draghi. Uno schieramento non guidato dall’attuale presidente del Consiglio ma ispirato da lui. Servirà, naturalmente, un frontman. Solo che quel condominio - da Calenda a Matteo Renzi - sembra già parecchio affollato.