GIANLUCA BARNI
Sport

Amos Mariani, quando l'Italia fermò gli inglesi a casa loro grazie a un toscano

6 maggio 1959: l'Italia pareggia 2-2 a Wembley anche con l'ottima partita di 2 calciatori di Montecatini Terme. I racconti di moglie, figlio e nipoti

Il celebre gol di Amos Mariani a Wembley

Montecatini Terme, 15 luglio 2021 - Con la Coppa in bacheca, è ancor più dolce ricordare. E allora ecco il giorno in cui Montecatini entrò nella storia dell’italico pallone: 6 maggio 1959, a Wembley Inghilterra 2 Italia 2. Alla settima sfida amichevole con gli autodefinitisi “maestri del calcio”, il primo pareggio italiano: sino a quel momento si erano registrate 3 sconfitte e 3 pareggi, questi ultimi tutti avvenuti in Italia (oggi siamo a 11 vittorie azzurre, 9 pari e 8 successi inglesi, fra amichevoli, qualificazioni mondiali, Campionati europei e mondiali).

Il nome del marcatore di quel 2-2 è quello di un termale doc, Amos Mariani, additato come attaccante (in realtà ala destra pura) di Milan, Fiorentina, Napoli e Padova. Minuto 61. Cinque minuti prima, l’Italia aveva dimezzato lo svantaggio con Brighenti, compagno d’attacco di Mariani nel Padova ’59, allenato dal Paron, Nereo Rocco. Brighenti, in seguito assistente in azzurro di Azeglio Vicini.

“Non fu solo babbo a entrare nella storia del nostro pallone – racconta Paolo Mariani, figlio di Amos, nato a Milano l’11 giugno del 1958, ex calciatore e attuale tecnico, padre di Francesco e Cristina, calciatore e calciatrice –: furono anche Montecatini e la Valdinievole. Pensi: l’Italia si salvò grazie a Bernasconi dal 3-1 inglese. Sul capovolgimento di fronte, la verticalizzazione, il passaggio per mio padre fu di un altro montecatinese, Giancarlo “Carlo” Galli. Galli era nato il 6 marzo del 1931, babbo il 30 marzo del ’31, entrambi in Via Mazzini, a distanza di pochi metri l’uno dall’altro. Si conoscevano sin da piccoli. In quella Italia, inoltre, c’era molta Fiorentina: Enzo Robotti, ad esempio, che vive a Margine Coperta”.

L’Italia del mitico Giovanni Ferrari (che faceva parte della Commissione tecnica con Biancone e Mocchetti) giocò con Lorenzo Buffon, cugino di secondo grado del nonno del sempiterno Gianluigi, Robotti, Castelletti, Zaglio, Bernasconi, Segato, Mariani, Gratton, Brighenti, Galli e Petris. Le reti: un giovane Bobby Charlton al 26’, Bradley al 38’, Brighenti al 56’ e appunto Mariani al 61’.

“Quando rientrò a Padova, ove giocava quell’anno – ricorda la mamma di Paolo, Wilma Magrini, che aveva sposato Mariani nel ’54 – fu portato in trionfo dai tifosi. Scene indimenticabili, così come la partita, che vedemmo alla televisione. Al gol di Amos, Paolo, che non aveva neppure un anno d’età, per la prima volta batté le manine dalla gioia. E dire che fu merito della severità di Rocco, se Amos era tornato a vestire l’azzurro. Lo trovò a fumare, lo redarguì dicendogli ‘toscanino, hai i numeri per essere convocato, ma devi saperti comportare’”.

Rocco, mito del calcio, morto il 20 febbraio del 1979, senza godersi la Stella del suo Milan, che l’avrebbe festeggiata di lì a poco, il 6 maggio ’79 al termine di Milan – Bologna (0-0). Mariani è scomparso il 20 febbraio del 2007. Giorni che si ripetono e che fanno una certa impressione: 6 maggio, 20 febbraio. Un po’ come l’11 luglio: ’82, campioni del mondo, 2021, campioni d’Europa.

“La squadra rimasta nel cuore di mio babbo era il Milan: tre stagioni coi rossoneri, la vittoria dello scudetto, la finale di Coppa dei Campioni persa (immeritatamente) col Real Madrid”. “Ala sinistra”. Paolo Mariani tiene a precisarlo. Trascorsi in serie D e C con le maglie di Barletta, Nocerina, Torres (allenato da papà Amos) e Gioiese, poi allenatore delle giovanili a Prato, secondo di Settesoldi, nel Montalbano e nella Larcianese di Anselmo Fagni (con babbo direttore sportivo). “Chi potrebbe essere il nuovo Mariani? Chiesa, il giocatore che gli assomiglia più di tutti”. Tra le esperienze di Amos allenatore, il Montecatini ‘79/80. “Batté 2-0 la Lucchese, che perse il campionato. Diesse era Guglielmo Magrini, recentemente scomparso. C’è dispiaciuto che ai suoi funerali la Pistoiese, che ha contribuito a far grande, non abbia portato neppure un gagliardetto”.

Il calcio, un affare di famiglia. Anche i figli di Paolo, Francesco e Cristina appunto, giocano a pallone. Francesco, nato a Pescia il 23 novembre 1988, mezzala destra, ha indossato, tra le altre, le casacche di Fermana, Viareggio, Ponsacco e Montecatini, Cristina, che ha visto la luce all’Ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia il 23 aprile del ’94, fantasista, ha difeso i colori di Real Aglianese e Calcio Femminile Pistoiese 2016. “Che cosa abbiamo ereditato dal nonno – si chiede Francesco –? La corsa impressionante. Cristina gli assomiglia moltissimo anche per il dribbling, giocando da trequartista, avendo più libertà di manovra rispetto a me, che gioco nel mezzo. Narrava di Wembley come fosse una fiaba, qualcosa di magico: in quell’Italia ancora ferita dalla guerra, fu qualcosa di straordinario quel 2-2. Un pareggio che aveva connotati sociali”.

“Purtroppo non l’ho vissuto come avrei desiderato – sostiene Cristina –, ma penso di aver preso la sua tenacia nel fare le cose, la sua professionalità, che ho provato a portare nel calcio femminile, che purtroppo non si sviluppa come meriterebbe proprio per la scarsa professionalità”. Intanto è una carezza il ricordo del nonno, che da lassù non potrà che sorriderne un po’. Dolce ricordare con la Coppa in bacheca.