Alival, Lactlalis conferma chiusura

"Si rende necessaria per garantire la continuità produttiva del gruppo". Ugl: "Perché no agli ammortizzatori?"

Lactalis

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Ponte Buggianese (Pistoia), 24 aprile 2022 -  «Nuova Castelli comunica di aver avviato un piano di riorganizzazione aziendale che prevede la razionalizzazione del numero degli stabilimenti della società Alival". Il gruppo appartenente alla multinazionale francese Lactalis conferma la notizia comunicata ai sindacati: la sede di Ponte Buggianese dell’azienda che produce mozzarelle, porzioni di pecorino e ricotta sarà chiusa nel primo trimestre del 2023.

"Il piano industriale – conferma Nuova Castelli – si rende necessario per garantire la continuità produttiva del gruppo, concentrando gli investimenti sulle strutture economicamente sostenibili e interrompendo le attività produttive di Ponte Buggianese e Reggio Calabria". Nuova Castelli, dopo aver sottolineato l’indifferibilita’ del piano industriale ai sindacati, "si è resa subito disponibile ad avviare un tavolo di confronto al fine di ridurre, per quanto possibile, il conseguente impatto sociale, garantendo una gestione delle conseguenze occupazionali secondo le logiche di responsabilità sociale consolidate nel settore. La produzione non sarà delocalizzata, rimarrà in Italia e verrà affidata e assorbita in diverse zone italiane, con lo scopo di continuare a valorizzare sui mercati nazionali e internazionali il Made in Italy". Sul fronte sindacale intervengono Carla Ciocci, segretario nazionale di Ugo-Agroalimentari, nonché reggente di Pistoia, e Antonio Vittoria, Ugl Pistoia, in seguito all’incontro con i responsabili delle risorse umane di Lactalis e Nuova Castelli.

"Nonostante la difficile situazione degli ultimi anni – dicono i due sindacalisti – che ha comportato numerosi sacrifici per i 78 dipendenti di Alival al fine di garantire una continuità allo stabilimento toscano, senza che Lactalis aprisse mai un percorso di gestione della crisi, ci aspettavano finalmente una strategia di rilancio per Ponte. Nessun rapporto con l’azienda lasciava presagire una decisione così drastica per lo stabilimento da parte della prima realtà del settore lattario-caseario in Italia. I lavoratori sono stati traditi. È inaccettabile parlare di chiusura, quando non è mai stata richiesta nemmeno l’attivazione di un ammortizzatore sociale, se non per un brevissimo periodo durante la prima fase della pandemia. Chiederemo al Ministero per lo sviluppo socio-economico la convocazione d’urgenza di un tavolo aziendale".

Daniele Bernardini