Eccidio del padule di Fucecchio, Le Iene trovano l'ultimo boia

L’ex sergente nazista Johann Riss dovrebbe scontare l’ergastolo

Vittoria Tognozzi e Tosca Lepori, sopravvissute all’Eccidio e l’ex sergente nazista Johann Riss

Vittoria Tognozzi e Tosca Lepori, sopravvissute all’Eccidio e l’ex sergente nazista Johann Riss

Monsummano, 2 novembre 2018 - «Ma come si fa a perdonare, ormai non resta che la pietà». E’ di poche parole il monsummanese Enrico Iozzelli, presidente dell’associazione parenti delle vittime dell’eccidio del Padule di Fucecchio, di fronte all’immagine di Johann Robert Riss, il sergente nazista che insieme all’ex maresciallo Fritz Jauss e l’altro ufficiale Ernst Arthur Pistor uccise 174 innocenti, tra vecchi, donne e bambini nel sanguinoso 23 agosto del 1944 in Padule.

Enrico, così come Quinto Malucchi e gli altri sopravvissuti, ha visto l’Ss nazista Riss nel servizio della trasmissione Le Iene, passato in televisione pochi giorni fa. L’inviato Alessandro Politi, dopo aver intervistato le sopravvissute alla strage Vittoria Tognozzi e Tosca Lepori, è andato a cercare Riss, nella sua casa in Germania, dove ha trascorso serenamente la vita che lui ha negato ad altri, fino ad oggi.

La sentenza del tribunale militare di Roma del 2012 infatti, che condannava Riss, Pistor e Jauss all’ergastolo e la Germania al risarcimento delle vittime per 13 milioni di euro non è mai stata applicata. I tre assassini infatti erano troppo vecchi per essere messi in prigione e la Germania se l’è cavata donando al Comune di Monsummano e a qualche altro ente pubblico interessato, poche migliaia di euro (7.500 circa) per un progetto che coinvolga gli studenti delle scuole sulla memoria dei fatti della strage del Padule.

Intanto i sopravvissuti sono sempre più anziani e malati e soprattutto, sono sempre meno. «Si ho visto il servizio in televisione – ha detto Iozzelli – e francamente siamo rimasti tutti molto stupiti perchè nessuno ci aveva detto nulla. Vedere ancora in vita Riss però è stato emotivamente molto provante».

Enrico è confuso e la disillusione per non aver avuto giustizia sta prendendo il posto della rabbia. «Dopo 74 anni da quel giorno l’effetto che mi fa parlarne è più forte di prima – racconta – sarà la vecchiaia forse. Non abbiamo avuto nessun risarcimento dalla Germania e quegli assassini non hanno fatto un solo giorno di galera».

Tra i 174 morti, 86 erano di Cintolese, la terra che ha versato il tributo di sangue più alto nella strage, seconda in Italia solo a quella di Sant’Anna di Stazzema. «Quello che è successo a Venezia – continua il presidente – negli altri processi alle stragi naziste in Italia, l’armadio della vergogna mi fanno pensare solo che ci abbiamo semplicemente preso in giro, sempre. Tutti. E con questo governo ormai non abbiamo più speranza di giustizia». Il perdono non è una strada percorribile. «Quando ho visto quell’essere immondo sulla sedia a rotelle – conclude tra le lacrime Enrico – mi ha fatto solo tanta pena, come essere umano. Ma perdonare, non si può».