Lo zio pedofilo condannato a otto anni

I giudici d’appello hanno confermato la sentenza per le violenze di un uomo nei confronti della nipote e di un’altra ragazzina

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Montecatini, 11 gennaio 2022 - Le è bastato vederli insieme, suo zio e quella ragazzina di appeni 13 anni, per rivivere in pochi minuti il dramma di una vita intera, la violenza subita da bambina prima e da adolescente dopo. Così lo scrigno dell’orrore si è riaperto, come spesso accade, portando a galla dolori accantonati ma mai dimenticati. E’ stato per salvare quella giovane vittima e riscattare la sofferenza subita che la ragazza, 24 anni, aveva denunciato lo zio. Era l’estate del 2018. Le indagini della polizia di Montecatini erano scattate immediatamente: le microspie piazzate nell’auto dell’uomo avevano confermato i sospetti. L’incubo si stava ripetendo.

Un centinaio le conversazioni registrate, prove sostanziose che avevano portato all’arresto dell’uomo. Ieri è stata pronunciata la sentenza di condanna da parte dei giudici della Corte d’Appello di Firenze, seconda sezione: otto anni di reclusione per l’uomo, 49 anni, per entrambe le violenze sessuali, ripetute, sulla nipote e poi su un’altra ragazzina. Fatti distanti nel tempo (nel 2010, l’ultimo episodio avvenuto in famiglia e nel 2018 gli abusi sull’altra ragazzina), ma legati dalla stessa morbosità e dall’astuzia usata per garantirsi il silenzio delle giovani vittime. Tre anni e 8 mesi, la pena per la violenza sessuale sulla nipotina, costretta a subire gli abusi dagli 8 ai 16 anni. Quattro anni e 4 mesi, per le violenze sull’altra giovane vittima, all’epoca dei fatti 13enne. L’uomo dovrà pagare anche una provvisionale in favore delle parti civili, pari a 10mila euro per la nipote, difesa dall’avvocato Francesca Barontini del foro di Pistoia, e a 15mila euro in favore dell’altra ragazza.

La nipote si era rivolta a un consultorio per raccontare i suoi sospetti. Quella denuncia, fatta con l’intento di evitare che l’incubo si ripetesse, era stata per lei la scintilla per far emergere la verità sulla sua infanzia e sulla sua adolescenza, segnata da episodi di violenza ripetuti.

Il Natale dei suoi 8 anni è lo spartiacque tra l’infanzia spensierata e l’inizio di un segreto inconfessabile, che si alimenterà nel tempo. In quella giornata di festa, approfittando della consegna dei doni, lo zio avrebbe trovato il modo di appartarsi nella cameretta con la sua nipotina e, mimando atti sessuali con i pupazzi, avrebbe introdotto i giochi proibiti, che nel tempo sarebbero diventati la normalità del rapporto tra i due. E così, d’estate nella casa dei nonni, e in tutte le occasioni in cui zio e nipotina restavano soli, la violenza si sarebbe ripetuta. Lui avrebbe conquistato il silenzio della bimba, ripetendole che lei era la nipote preferita, dandole regali e riservandole molte attenzioni. Finché lei era riuscita a ribellarsi, proprio per la festa del suo 16esimo compleanno. Poi niente più: e lei in qualche modo aveva sperato di aver dimenticato.

Fino al giorno in cui lo aveva visto con quell’altra ragazzina, lei ormai adulta, e aveva riconosciuto le situazioni che aveva subito. Ascoltata dagli inquirenti, l’altra adolescente ha sempre descritto il suo aguzzino come un uomo premuroso, che la riempiva di attenzioni, protettivo. Ben diversa la realtà emersa dalle intercettazioni ambientali, e poi confermata da altri riscontri. Come la testimonianza di due passanti che avevano sorpreso l’uomo con la ragazzina davanti a una stazione ferroviaria, in auto, a scattare foto intime. I dialoghi intercettati hanno confermato anche quello squallido episodio.