Scheherazade, lo yacht attribuito a Putin resta a Marina di Carrara. Paga l’armatore

I funzionari del demanio hanno siglato il pasaggio di consegne per consentire le manovre a Costantino. La nave sarà spostata temporaneamente sulla banchina "Chiesa"

Lo Scheherazade, l’imbarcazione congelata dalla guardia di finanza al porto di Marina

Lo Scheherazade, l’imbarcazione congelata dalla guardia di finanza al porto di Marina

Carrara, 11 maggio 2022 - Sarà l’armatore russo a pagare tutte le spese dello yacht Sheherazade. La lussuosa nave in ormeggio nei cantieri di Nca, come abbiamo già anticipato, è stata congelata, in quanto appartenente a una società molto vicina a Vladimir Putin. Ieri è iniziata la procedura che vede demanio e cantiere alle prese con la gestione della barca più lussuosa del mondo. Ieri mattina nelle banchine di Giovanni Costantino, la Guardia di finanza, che ha congelato il gioiello del mare, ha firmato il passaggio di consegna al demanio, che a sua volta lo passerà in sub custodia al cantiere. Due funzionari del demanio venuti da Firenze, dopo aver preso in consegna lo yacht, oggi firmeranno un contratto di gestione che trasferisce a Nca ogni competenza sulle attività di servizio.

Lo Scheherazade, l’imbarcazione congelata dalla guardia di finanza al porto di Marina
Lo Scheherazade, l’imbarcazione congelata dalla guardia di finanza al porto di Marina

Sarà il cantiere nei prossimi giorni a presentare istanza per spostare dalla banchina al piazzale Eugenio Chiesa, ancora in uso a The italian sea group, per una sosta temporanea che consenta a Costantino di lavorare su altre barche. Il demanio in questo caso potrà, se lo riterrà opportuno, in via straordinaria, chiedere parere preventivo al Comitato per la guerra. Pare che questo straordinario passaggio possa essere saltato dal momento che il demanio già dimostrato ampia disponibilità a concedere a Costantino la possibilità di spostamenti e movimentazioni nel proprio bacino. Lo yacht, lo ricordiamo, è in lavorazione, e il refitting prevede un intervento che sarebbe finito a settembre. Secondo il progetto i lavori potrebbero, su richiesta dell’armatore, protrarsi fino al prossimo novembre.

Le spese di tutta la questione, ormeggio e lavorazione, restano a carico dell’armatore e non, come succede in casi di sequestro, a carico dello Stato italiano che poi avrà modo di rifarsi sul proprietario. Una soluzione più snella presa anche alla luce di alcuni ricorsi che in altre parti di Italia, contro sequestri e congelamenti, gli oligarchi hanno presentato al Tar.