C’è un’altra variante che sta per arrivare in consiglio comunale, per ora in discussione in commissione, e riguarda il Nuovo Pignone. Nessuna trasformazione, nulla di cui preoccuparsi per il futuro del tessuto industriale, ma una modifica soprattutto normativa richiesta proprio dalla società, il colosso Baker Hughes. Una variante che, con tutta probabilità, serve ad avere un’area più malleabile, modulare per le necessità di un’azienda che garantisce tanta occupazione al territorio, e di qualità, con investimenti da decine di milioni di euro e fatturati da capogiro.
La variante riguarda il Regolamento urbanistico vigente nell’Arec, l’ambito di recupero, che contiene l’enorme complesso del Nuovo Pignone, oltre 300mila metri quadrati, ma anche un parcheggio di proprietà del Comune, il santuario della Madonna degli Uliveti e una centrale Enel. Nel 2020 il consiglio comunale della prima giunta Persiani aveva già approvato una simile variante per l’area che consentiva una deroga alle distanze fra i fabbricati che non incidono sul dimensionamento o sugli aspetti paesaggistici ed ambientali. La società nel 2023 ne ha chiesta una nuova, ancora sulle distanze fra gli uffici per consentire ulteriori deroghe, prevedendo però l’acquisizione, sul progetto esecutivo, del parere dell’Asl, in relazione agli aspetti igienico sanitari e sicurezza sui luoghi di lavoro, ed al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco per gli aspetti antincendio, nel rispetto delle deroghe consentite dalla legge regionale 65 del 2014. La pratica, dopo le integrazioni richieste dai vigili del fuoco, è pronta alla discussione politica.
Ma cosa chiede la variante? La possibilità di realizzare edifici a una distanza minima inferiore a quella prevista dalla legge, ossia 10 metri tra pareti finestrate e pareti antistanti. Questo perché "dal punto di vista produttivo – si spiega nella relazione –, la particolare tipologia di manufatti che vengono realizzati nello stabilimento, sia per le imponenti dimensioni sia per le modalità di assemblaggio, necessitano di ampi spazi per lo stoccaggio provvisorio e di aree per lavorazioni temporanee in gran parte scoperte, in continua evoluzione temporale e spaziale. Tale bisogno di adattabilità trova un oggettivo impedimento nella rigidità delle previsione del vigente Regolamento urbanistico che occorre superare. Si intendono favorire le future lavorazioni nell’ambito dell’area con destinazione manifatturiera " ed in generale in quelle aree scoperte dello stabilimento dedicate alla produzione. Tale bisogno di adattabilità, riscontrabile sia per le aree scoperte che per la gran parte degli edifici esistenti o di possibile progetto, può avere un vantaggio da una norma sulle distanze maggiormente flessibile e capace di adeguarsi ad una situazione in rapida e costante variazione come quella industriale in generale e del complesso Nuovo Pignone spa in particolare".
Si parla di investimenti e lavoro con una grande azienda come Baker Hughes che ha bisogno di flessibilità per avere uno stabilimento in grado di tenere i ritmi del mercato globale. Via libera, quindi, anche dai vigili del fuoco a patto che comunque la distanza minima non sia mai inferiore a 3,50 metri per permettere il passaggio di mezzi di soccorso.