Un ’tesoro’ di carta : "Quando la Wertmüller visitò Colonnata..."

Don Giuseppe Carpena conserva 23 libri con mezzo milione di firme. Sono i visitatori in 10 anni della chiesina di San Bartolomeo del borgo.

Un ’tesoro’ di carta : "Quando la Wertmüller visitò Colonnata..."

Un ’tesoro’ di carta : "Quando la Wertmüller visitò Colonnata..."

Don Giuseppe Carpena la sua prima messa l’ha celebrata in Duomo a Carrara nel 1952, da più di settant’anni è il parroco di Colonnata e fra quattro mesi festeggiare i suoi primi 96 anni. Don Giuseppe è di Carrara e abita in centro città, ma ogni domenica, che piova o tiri vento, che sia caldo o freddo alle 11 precise sale a Colonnata per celebrare la messa all’interno di San Bartolomeo, la chiesina del piccolo borgo famoso in tutto il mondo per il suo lardo. Quella chiesa a due passi dal monumento al cavatore che ogni anno viene visitata da centinaia di turisti. In dieci anni sono state oltre 500mila le visite, come testimoniano le firme lasciate dai turisti nei 23 libri mastri conservati da don Giuseppe nella chiesa di San Bartolomeo.

"Potrebbero essere molte di più, ma non tutti firmano – racconta don Giuseppe –, spesso le comitive da quindici o venti persone entrano visitano la chiesa e poi vanno a comprare il lardo nei negozi. Senza contare tutte le persone che hanno visitato la chiesa a tempi della sagra del lardo. Se tutti avessero firmato si potrebbe sfiorare il milione".

Tra chi ha firmato il libro mastro della chiesa di San Bartolomeo c’è anche la regista Lina Wertmüller. Don Giuseppe e il prete più anziano della provincia, è stato anche il parroco di Torano per 35 anni e per 40 ha fatto il cappellano nel carcere di Massa, una cosa su cui scherza sempre "mi sono fatto quarant’anni di carcere", ripete quando vuole ricordare gli anni fianco a fianco con i carcerati, gli stessi che a distanza di anni, ormai liberi per aver scontato la pena, sono i primi a chiamarlo in occasione delle ricorrenze.

"Il carcere è stato la mia seconda famiglia, ascoltavo i detenuti, parlavamo di partire di calcio – prosegue – una volta con i carcerati abbiamo fatto una bellissima gita in Liguria e abbiamo dormito in albergo. Oggi è il mio onomastico e come sempre alcuni detenuti mi chiameranno per farmi gli auguri, mi fa molto piacere perché siamo tutti fratelli. Durante la cerimonia per i miei 70 di sacerdozio a Pontremoli, gli altri parroci festeggiavano i cinquant’anni, al vescovo ho detto che avevo fatto 40 anni di carcere, ma lui non ha capito che era una battuta e mi ha risposto ‘si vede che si è comportato bene se oggi è qua’".

Negli anni di sacerdozio don Giuseppe ha visto cambiare Colonnata. "Quando ho iniziato in paese c’erano più di mille persone, i genitori avevano cinque o sei figlioli per famiglia, ora è tutto diverso – dice ancora il sacerdote –. Non ci sono più tutte quelle persone. Mi ricordo che i bambini dopo la scuola elementare andavano a lavorare alle cave, per continuare gli studi si doveva andare a Carrara ma non c’erano mezzi pubblici, e così preferivano andare a lavorare e avere uno stipendio".

Don Giuseppe è molto amato a Colonnata. Tutti lo hanno sempre trattato con un occhio di riguardo, e quando era tempo di uccidere i maiali per fare il lardo gli portavano sempre qualche parte pregiata. "Ricordo che mi portavano le salsicce e le bistecche, non servivano per fare il lardo".

Alessandra Poggi