Truffe, un testimone conferma tutto. "Il mio incidente? Era concordato"

Un giovane ha spiegato di essere stato convinto a farsi trovare in bicicletta per essere investito. Alla fine l’assicurazione ha pagato 32mila euro. A lui ne sono rimasti 10mila. Il resto agli organizzatori

Carabinieri in azione

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Massa Carrara, 24 gennaio 2023 - Sembrava quasi una “Lectio magistralis“ dal titolo “Come truffare le assicurazioni“ una testimonianza resa ieri mattina, in Tribunale a Massa, durante il processo noto come “Botto 1“. Chiariamoci: è il primo dei due processi in corso per le truffe (vere o presunte lo diranno i giudici) a varie assicurazioni. È il primo ed è riservato a chi era stato arrestato, costretto ai domiciliari o sottoposto ad altri provvedimenti. Il “Botto 2“ riguarda chi è stato iscritto nel registro degli indagati: ora è davanti al Gup. Sono centinaia di persone ma ieri si parlava di un possibile ed ipotetico “Botto 3 “ per i carrozzieri. Si vedrà. Ieri, davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Giovanni Maddaleni, l’udienza era con i testi dell’accusa. E’ partita in modo soft: la dottoressa chiamata a testimoniare su fatti del 2016 ricordava poco, una giovane donna intervenuta lo stesso anno per aiutare un centauro a terra in una rotatoria non aveva visto la dinamica dei fatti. La prima svolta quando ha parlato un medico spezzino: aveva visitato una persona infortunata: ha riconosciuto la lastra conforme all’originale con la sua firma. Poi il Pm gli ha mostrato una seconda lastra, con la sua sigla e una frattura che prima non c’era. "Non l’ho mai vista - ha detto – ma quelle sono le mie iniziali". La seconda lastra è anche priva dell’attestazione di conformità all’originale. Il colpo di scena quando ha testimoniato un giovane: era stato accusato, ha patteggiato, la sentenza è passata in giudicato e lui ha spiegato, come teste, l’accaduto. Ha subito confermato che l’incidente di cui era stato vittima era stato "concordato, programmato. Eravamo in ufficio e ci siamo accordati in tre. È stato mio cognato carrozziere a farmi conoscere quelle persone. Io il 9 settembre dovevo essere in bici e farmi investire. Mi hanno colpito sulla destra e sono caduto sulla sinistra. Mi sono fatto male, mi hanno portato in ambulanza all’ospedale dove mi hanno visitato. Non so il nome di quel medico ma sapevo che ci sarebbe stato un dottore che avrebbe fatto un referto favorevole. Giorni dopo un secondo medico si è rifiutato di farmi un certificato nuovo. Ne hanno trovato uno che l’ha fatto". Poi un botta e risposta col Pm Marco Mansi: "Si è mai fatto visitare all’Asl? "No". "Quindi questo referto non l’ha mai visto?" "Mai". "Ha fatto una visita legale?" "No. Solo nell’ufficio dell’assicurazione per chiudere il sinistro". Il teste è anche sceso nei dettagli: "Il mio legale sapeva bene come erano le cose. Io andavo dai medici che loro dicevano. Ho messo anche le mie generalità su un CID. Mi hanno chiesto un favore e sono rimasto fregato". E la bici? Quando l’hanno investito ne usava una da donna. Mansi ha mostrato la foto di una bici da uomo, di lusso. "Era questa?". "No". "Hanno pagato 2mila euro per questa bici"."Mai saputo". Per l’incidente l’assicurazione ha pagato 32mila euro: a lui ne sono rimasti 10mila. Il resto ha dovuto darlo al legale e a una terza persona.