PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

"Quel giorno che franò il Bettogli". La memoria alla strage dei cavatori

I sindacati organizzano per il 1° Maggio una cerimonia al cimitero di Torano per ricordare tutti i morti sul lavoro

"Quel giorno che franò il Bettogli". La memoria alla strage dei cavatori

"Quel giorno che franò il Bettogli". La memoria alla strage dei cavatori

Era il 19 luglio del 1911 quando si consumò il più grave incidente alle cave di Carrara. E domani alle 10.30 sarà proprio lì, nel cimitero dove riposano le vittime di quella strage sul lavoro, il concentramento delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil con la deposizione di una corona per ricordare le vittime del Bettogli. Sarà un 1° Maggio segnato dagli strascichi dello ‘tsunami’ provocato dalle frasi dell’imprenditore Alberto Franchi a Report sulle responsabilità dei cavatori. E domani sarà il momento di ricordare quella tragedia.

"Poco prima del tocco si è sparsa la voce di un immane disastro nella cava marmifera Bettogli". Così iniziava il resoconto pubblicato su La Nazione il giorno della disgrazia. Il sole di mezzogiorno rifletteva i raggi sul bianco delle Apuane, faceva caldo in cava, in quella dei Conti Lazzoni. Per i cavatori era difficile non socchiudere gli occhi, la loro pelle bruciata dal sole era il segno distintivo al piano, il mestiere segnava corpo e mente.

"Come d’abitudine i cavatori cercavano un posto all’ombra per pranzare racconta lo storico e docente Daniele Canali –. Non c’era la mensa al monte così si faceva la merenda. Un pranzo a base di pane, aperto con il tradizionale coltello La Zuava, per accompagnarlo con il companatico. Non si beveva vino, nonostante le credenze, bisognava essere lucidi". L’ombra tanto sognata i 14 cavatori l’avevano trovata proprio sotto la tecchia, a ridosso del monte. Non si respirava, ma il lavoro doveva continuare e quella tregua era vitale. Ma li intrappolò sotto tonnellate di marmo. "Quando una parte di fronte si staccò sopra di loro, fu impossibile fuggire, in un attimo furono travolti" continua Canali. Una sporgenza della montagna alla cui ombra erano abituati a sedersi i 13 operai più un giovane che aveva portato la merenda. Tutti e 14 travolti dai blocchi staccati e migliaia di metri cubi di detriti. Un cavatore che era seduto dalla parte opposta della cava fuggì a cercare i soccorsi. Accorsero carabinieri, soldati e operai che iniziarono a scavare a mani nude.

"Nella folla – riporta La Nazione del tempo – c’è la speranza che qualcuno sia vivo, di sotto la rovina provengono voci e lamenti di superstiti che chiedono aiuto". Poi le vaghe speranze divennero certezza. Spostando con canapi e a forza di braccia enormi blocchi, 4 furono i superstiti tutti originari di Sorgnano, ma il bilancio delle vittime fu di 10 cavatori. Per provare a salvarli accorse tutta la città, scavarono anche la notte, alla luce delle torce. E il 21 per il funerale arrivano da ogni parte.

Il cimitero è quello monumentale di Torano dove domani le tre sigle sindacali ricorderanno la più grande tragedia del marmo. "Ormai un luogo simbolico del movimento sindacale a fronte anche delle dichiarazioni dell’imprenditore Alberto Franchi" ha spiegato il segretario provinciale della Cisl Andrea Figaia. Tema della sicurezza "che riprendiamo in mano - sottolinea Franco Borghini, segretario Uil Toscana nord -, in una giornata per ricordare le vittime del Bettogli e tutte le vittime sul lavoro". Poi il segretario provinciale della Cgil Nicola Del Vecchio. "A seguito delle parole di Alberto Franchi individuare questo luogo assume un significato ancora più importante. Per noi la sicurezza è un fattore irrinunciabile. Serve mettere al centro la persona prima di qualsiasi logica di profitto". E aggiunge lo storico Canali: "La tragedia del Bettogli è diventato il punto di rottura tra la tradizione dell’800 dove si pensava fosse colpa del destino, rispetto alla tradizione del ‘900 dove si è iniziato a parlare di morti sul lavoro".