
Sanac:o l’acquisto da parte di Acciaierie d’Italia si concretizza nei prossimi giorni o mai più. E la seconda ipotesi sarebbe un disastro perché farebbe piombare nel baratro il gruppo industriale, il cui principale stabilimento si trova a Massa. Un tuffo indietro di 7 anni, e nel buio perché un altro acquirente alle porte oggi non c’è. E il paradosso è che oggi Sanac, azienda in amministrazione straordinaria quindi sotto il vaglio dello Stato, sta viaggiando: ha commesse e lavoro, ha nuovi clienti italiani e stranieri. Ma ha pure un credito di oltre 40 milioni dall’ex Ilva, ossia da Acciaierie Italia partecipata sempre dallo Stato al 50%. E’ lo Stato che mette in difficoltà se stesso perché la mano sinistra non sa cosa fa la destra e neppure vuole saperlo. Anzi, deve portarla in tribunale per ottenere almeno 10 milioni di euro che serviranno a Sanac a pagare stipendi e fornitori per un mese o due. Perché essendo in amministrazione straordinaria Sanac deve lavorare in liquidità, non può fare ricorso al credito. E’ così che si gioca la partita nei prossimi giorni, come hanno evidenziato ieri i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec davanti allo stabilimento di Massa, durante le due ore di sciopero nazionale per la situazione del gruppo: dopo due anni l’amministrazione straordinaria ha rifiutato l’ennesima proroga sulla fideiussione di acquisto da parte di Acciaierie d’Italia che si trascina dal 2019. Al centro la richiesta di uno ‘sconto’ sui debiti fatti da Arcelor Mittal prima e dalla compagine societaria con la partecipazione dello Stato in Acciaierie d’Italia poi: richiesta che Sanac ha rifiutato. ora forse si gioca l’ultimo atto.
"A oggi Acciaierie d’Italia ha pagato 10 dei 41 milioni di debiti verso Sanac e solo perché l’azienda ha fatto ricorso in tribunale – ha detto Nicola Del Vecchio, segretario Filctem Cgil –. Non sono la soluzione. Chiediamo un intervento da parte della politica e delle istituzioni per risolvere l’incertezza. Il 27 saremo ascoltati alla commissione lavoro del Comune Massa alla presenza di tutti i parlamentari eletti sul territorio e a loro chiediamo atti concreti. L’ultima proroga sulla fideiussione è stata rigettata: non ci sono più alibi". "Il tempo delle chiacchiere è finito – ha proseguito Stefano Tenerini, segretario Femca Cisl -. I sindacati e i lavoratori sono compatti, ora lo sia anche la politica". "Di concreto oggi non abbiamo ancora niente – ha ricordato Andrea Bordigoni, Rsu stabilimento di Massa – ma siamo l’unica fabbrica che sta lavorando. Non è possibile che per una pessima gestione di Arcelor Mittal assieme al governo non possiamo far fronte ai lavori programmati. Basta rassicurazioni che non sono vere: si concluda la vendita". Davanti allo stabilimento anche Giordano Fumarosa, segretario Filctem Cgil di Taranto con delega a Sanac:
Francesco Scolaro