Ponte crollato, Provincia e Anas a processo. Le accuse sono disastro colposo e lesioni

Rinviati a giudizio per il collasso avvenuto nel 2020 i quattro dirigenti Damiano Menchise, Giuliano Arrighi, Gianluca Barbieri e Stefano Michela

Il ponte crollato

Il ponte crollato

Massa Carrara, 20 gennaio 2023 - Rinviati a giudizio i quattro dirigenti di Anas e Provincia, chiamati a rispondere di disastro colposo e lesioni personali colpose a seguito dell crollo del ponte di Albiano Magra avvenuto la mattina del 20 aprile 2020. Si tratta di Damiano Menchise di Anas, Giuliano Arrighi, Gianluca Barbieri e Stefano Michela della Provincia, chiamati in causa per la manutenzione e le condizioni del manufatto. C’era anche Salvatore Olivieri, ma la sua posizione è stata stralciata perché deceduto recentemente. Al termine di un’udienza preliminare ’fiume’ presieduta dal gup Dario Berrino è arrivata alle 19,30, quasi tre anni dopo il collasso della struttura, la decisione di aprirele porte del processo. Nella precedente udienza di fine anno il giudice aveva accolto la richiesta di Cna Massa, Adoc Liguria e Codacons che erano entrate nel procedimento come parte civile. Berrino aveva invece respinto l’analoga richiesta dell’Anas.

Viene messo quindi un primo punto su una vicenda che scosse profondamente due comunità di Albiano Magra e Caprigliola, con grandi ripercussioni sotto l’aspetto della viabilità e soprattuto economiche, con aziende praticamente ’isolate’ e costrette a sobbarcarsi costi ulteriori per viaggi molto più lunghi per raggiungere le destinazioni. Ieri la decisione del giudice di fatto apre il procedimento che il territorio lunigianese attende con ansia da tempo, desideroso di capire se ci siano dei responsabili per il disastro che quella drammatica mattina di tre anni fa provocò due feriti, un dipendente della Telecom, uscito da solo dalla sua auto e il giovane Andrea Angelotti, autista di Bartolini.

Tre anni di indagini che iniziarono con la pm Alessandra Conforti, per poi passare alla collega Alessia Iacopini e successivamente alla pm Roberta Moramarco. Il sequestro nei giorni immediatamente successivi al collasso da parte della Procura del perimetro che circondava il viadotto e l’avvio di una perizia per capire le cause del crollo. Contemporaneamente partì anche una commissione ispettiva d’inchiesta dell’allora ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli e di una indagine interna proprio da parte di Anas, che dal 2008 gestiva il tratto che si sgretolò alle 10,22 di mattina.

Un dramma che poteva sfociare in tragedia. La fortuna (se così può essere chiamata) ha voluto che in quel periodo infuriava la pandemia e l’Italia era in pieno lockdown. Le limitazioni Covid potrebbero aver paradossalmente salvato tantissime vite, operai che andavano in azienda, famiglie che attraversavano il ponte per andare al lavoro. Se la giustizia si è presa quasi tre anni per decidere se andare in aula, la politica, memore di un altro disastro avvenuto due anni prima, ovvero il ponte Morandi di Genova, si era affrettata a rialzare quella struttura. Lo scorso primo maggio, a due anni e mezzo di distanza, c’è stata l’inaugurazione del viadotto finanziato con 23 milioni di euro, composto da quattro campate per una lunghezza complessiva di circa 291 metri; con due corsie larghe 3,5 metri, completate da banchine laterali da 1,25 metri, e due piste ciclopedonali poste su entrambi i lati, per una larghezza totale di 16,90 metri. Ora si farà chiarezza su eventuali responsabilità per il crollo.