
“A ve legge la mè”, questo il titolo della manifestazione nata per tener vivo il dialetto massese. Promossa da Franco Frediani, in collaborazione con Fabio Cristiani e il quotidiano La Nazione, che ha pubblicato i versi, ha visto cimentarsi 12 poeti che si sono impegnati a verseggiare in dialetto: Giancarla Babboni, Filippo Badiali, Carlo Alberti Bernieri, Guglielmo Bertilorenzi, Pierpaolo Bigi, Emilio Ceccarelli, Dino Eschini, Roberto Fenili, Paolo Milani, Giorgio Parolini, Andrea Ronchieri, Silvano Simonini. Ora sono chiamati a recitare ciascuno la propria poesia, sabato alle 18, nel Parco dei Quercioli. A presentare i poeti e l’iniziativa, l’attore e autore Fabio Cristiani. La manifestazione è dedicata a Idilio Bellè, che del dialetto massese fu interprete e impareggiabile maestro. "Lo scopo è rilanciare lo scrivere in dialetto massese, visto che è profondamente legato alla città – dice Cristiani – La tradizione antica era di leggere composizioni all’aperto, in aia o nella fattoria di una casa colonica, così come in ambienti borghesi e nei salotti. In molti hanno risposto al nostro appello, adesso è il momento di dare nuova linfa alla tradizione ripristinando l’appuntamento pubblico con la lettura delle liriche. Lo spirito del “certame poetico” fa parte della linfa socio - culturale della nostra terra ed è bene che Franco Frediani ne abbia rimesso in circolo l’essenza con tale iniziativa. Anche la prosa teatrale è presente nella nostra storia e la prima testimonianza testuale è da rintracciare nel “Baltromeo calzolaro” di Paolo Ferrari scritto nel 1847".
"La tradizione del dialetto massese è un blasone culturale e ci sono poche città in Toscana che in tal senso possono competere con Massa – aggiunge Paolo Giannotti – L’evento di sabato sottolinea come nonostante le distrazioni della modernità questa tradizione sia ancora sentita e debba sempre essere rinverdita per tramandarla".
Irene Carlotta Cicora