"Ora la comunicazione è sempre maggiore"

La professoressa di lettere Martina Bottacchiari commenta i nuovi obiettivi a cui mira l’insegnamento

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"Non esiste soltanto la scuola, i ragazzi non vivono in funzine di essa". Così Martina Bottacchiari (nella foto), insegnante di lettere al ’Repetti’ affronta con i ragazzi i cambiamenti nei rapporti scolastici. "Ho frequentato il liceo dal 2004, in un momento in cui la distanza tra professori e alunni era già ridotta rispetto all’epoca dei miei genitori in cui il professore era meno avvicinabile. Mi sembra che tra la scuola di oggi e i miei tempi ci sia più continuità che discontinuità: si sta sempre più riducendo la distanza tra professore e alunni. Voi siete più coscienti che i professori hanno una dimensione umana. Lo stesso vale per noi professori – prosegue la docente – : siamo consapevoli che voi avete delle vite al di fuori della scuola e per certi versi è meglio così, è meglio essere informati, ed essere consapevoli che non esiste solo la scuola e che voi – come noi – non viviate solo in funzione di essa. Questo aspetto è legato anche alle attività che si sono aggiunte alle ore di lezione, come l’alternanza scuola lavoro, oppure l’offerta di corsi. Un esempio sono i crediti formativi che hano sempre più importanza. Il sistema scuola vuole prendere atto del gran numero di esperienze formative che un ragazzo sfrutta nel suo percorso di crescita; senz’altro più semplice quando c’era da fare “solo” la scuola. Ora siamo più consapevoli gli uni delle “vite” degli altri. Non mi soffermo su quanto abbiano contribuito i mezzi informatici in questi ultimi due anni: vi dico solo che non riesco assolutamente a immaginare me stessa che contatto un mio professore la domenica pomeriggio con un messaggio privato. Per tirare le somme, sì, tutto questo ha effettivamente sottratto spazio mentale e tempo all’attività squisitamente didattica. Questo può essere visto anche come una scuola per certi versi più “facile”. Contemporaneamente a voi pone dei compiti anche più difficili: riuscire a conciliare la concentrazione e l’impegno per lo studio con molte attività fuori dall’orario scolastico, con una vita più ricca e stimolante. Credo che queste difficoltà rispecchino il modo in cui si sta evolvendo la nostra società. Rimango anche convinta che tutto questo può causare, alla lunga, un disorientamento sui veri obiettivi della scuola: il rischio è che la scuola non sappia poi riconoscere il proprio compito specifico".