
Carrara, 13 maggio 2023 – La legge 35 una prevedibile tagliola. Così la Cisl e la Filca Cisl intervengono sul percorso amministrativo delle concessioni estrattive delle cave di marmo, in particolare il sindacato si pone alcuni interrogativi sull’articolo 21 del marmo, quello che permette di prolungare gli anni di concessione in cambio di progetti utili alla cittadinanza.
Nello specifico il sindacato si domanda chi sarà il soggetto che dovrà realizzare questi progetti di utilità comune, e cioè se sarà lo stesso Comune o se saranno gli industriali che hanno proposto il progetto. "Si era detto che la presentazione, come da regolamento comunale, di progetti di pubblica utilità (articolo 21) – scrive il segretario della Cisl Andrea Figaia – fosse utile e propedeutica ad un ritorno alla città di quanto si percepisce con l’estrazione dai monti: io esercito questa attività e ‘restituisco’ opere che servono un po’ a tutti o anche a zone della città".
È possibile avere copia dei progetti presentati? Possibile ancora avere idee in proposito? Le opere verranno costruite dal Comune o comunque gestite direttamente dal Comune, o al contrario ogni singolo imprenditore interessato si sostituirà all’amministrazione operando in vece sua? Mi pare sostanzialmente diverso. Esempio: quando venne fatta la rotonda di Turigliano, il supermercato in quella zona finanziò l’opera che poi il Comune si occupò di gestire e portare a termine". Una questione che potrebbe paralizzare l’escavazione: "Massa, a qualche giorno dalle votazion pare non avere la consapevolezza di quanto sia importante. Riusciranno a concludere i Pabe ( piani attuativi di bacino estrattivo) entro l’autunno? La mancata presentazione di questi Piani nei termini, provoca la chiusura delle cave. Carrara, invece, deve arrivare a definire tutto il percorso amministrativo indirizzato verso il rilascio delle concessioni".
Anche per la filiera del marmo si pone ormai una scadenza ravvicinata: pure in questo caso, entro ottobre, si dovrà definire in che modo le singole aziende di escavazione, che operano in beni comunali, definiranno la loro idea di filiera, lavorando in loco almeno il 50% del prodotto escavato. Che dire, a qualche mese ancora non se ne sa niente ed il termine non è solo importante, ma ci appare dirimente. Da ultimo, ma non meno importante, il tema della ‘proprietà’ dei monti, consapevoli che non stiamo ora parlando dei beni estimati (a proposito le aziende che coltivano il bene estimato non devono fare filiera?) ed in presenza del rilascio di un atto concessorio, a suo modo storico. Nel testo della concessione di escavazione, da rilasciarsi, sarà cosa buona e giusta inserire un codicillo del tipo ‘facente parte del patrimonio indisponibile comunale’, così come già previsto dal testo approvato dal consiglio regionale nel 2015. Così, con buona pace di tutti, le secolari inefficienze della pubblica amministrazione, non saranno ulteriormente perpetuate".