Mameli e Bixio a Pontremoli La grande storia del 1848

L’inno d’Italia venne scritto dallo studente genovese che morì a Roma nel 1849. Il giovane patriota arrivò in Lunigiana perchè Garibaldi voleva andare nei ducati

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di Natalino Benacci

Mameli “chiamò“ l’Italia con le parole del suo canto. Il patriota e l’inno nazionale sono stati al centro della lezione tenuta all’Unitre dall’ammiraglio Enzo Menconi di fronte alla platea gremita nelle Stanze del Teatro della Rosa. Il relatore è stato presentato dalla direttrice dei corsi Caterina: "L’Inno nazionale deve la sua nascita a Goffredo Mameli - ha detto -, uno studente patriota appena ventenne di Genova. Il testo venne composto col titolo Fratelli d’Italia". Mameli e l’Inno due storie che si intrecciano anche con Pontremoli dove Goffredo arrivò con Nino Bixio i primi di novembre del 1848 assieme ai reduci di un battaglione di bersaglieri che aveva combattuto nella zona di Mantova, poi disarmato per non aver voluto prestare giuramento al re Carlo Alberto. I due si erano uniti al gruppo a Castiglione Mantovano, dovevano congiungersi con Garibaldi che aveva previsto una spedizione nei Ducati. Ma dopo pochi giorni arrivò l’ordine di partenza per Ravenna dove l’eroe dei due mondi si preparava ad andare a Venezia. Menconi ha raccontato la storia dell’Inno scritto da Mameli, nell’ottobre 1847, musicato poco dopo da Michele Novaro ed eseguito per la prima volta in pubblico a Genova il 10 dicembre 1847 nella ricorrenza del 101esimo anniversario della cacciata degli Austriaci dalla città. Divenne poi la colonna sonora dei patrioti alle Cinque Giornate di Milano, durante la breve esperienza della Repubblica Romana, dove Mameli trovò la morte a 22 anni e nella spedizione dei Mille. "Alcuni anni dopo Mazzini, scrivendo la prefazione delle prime opere di Mameli, dirà di lui che era impossibile vederlo e non amarlo" ha detto il relatore. Il 3 giugno 1849 Mameli rimase gravemente ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata. Il 6 luglio alle 7,30 morì all’Ospizio di SS. Trinità dei Pellegrini. Mazzini e Garibaldi lo piansero come un figlio. La salma non venne trovata. A farla sparire, il chirurgo-soldato Agostino Bertani, che aveva seguito l’agonia del poeta e l’aveva sepolta nella chiesa di Santa Maria in Monticelli e in secondo momento alla chiesa delle SS. Stimmate. Dopo la presa di Roma (1870) Bertani disse il luogo della sepoltura e il 9 giugno 1872 a Roma si tennero i funerali. Con il Regno d’Italia sul podio dell’inno ufficiale salì la Marcia Reale (composta nel 1831 per il Regno di Sardegna). Giuseppe Verdi invece inserì alcuni brani del canto nell’Inno che compose per l’Esposizione Universale del 1862 a Londra. Il 12 ottobre 1946 l’Inno di Mameli divenne l’Inno della Repubblica Italiana, adottato provvisoriamente. Il 4 dicembre 2017 la legge 181 lo riconosceva ufficialmente.