LAURA SACCHETTI
Cronaca

Lo spettro delle aste. Balneari, fiato sospeso: "Stiamo perdendo tempo. Il settore sta soffrendo"

Le aziende paralizzate tra la Bolkestein e l’erosione della spiaggia "Si deve sviluppare nuova competitività in territori ancora vergini". Sollecito alla Meloni: "A Massa rischia di bloccarsi tutto l’indotto". .

L’Europa bacchetta l’Italia: le concessioni balneari devono andare all’asta. Una battaglia che dura da 17 anni, ossia da quando nel 2006 l’Unione Europea emanò la direttiva servizi, per cui le concessioni demaniali e quindi anche gli stabilimenti balneari rientrarono tra le attività da riassegnare nel libero mercato. Sono seguite proroghe, poi sanzioni, ma mai una soluzione definitiva. Una vicenda che da quasi vent’anni fa vivere col fiato sospeso gli imprenditori balneari bloccati in un limbo, perchè è proprio questo il caso di dire che "del domani non v’è certezza". "No alle aste sempre e comunque – dice Luca Martini di Assobalneari –. Noi da sempre sosteniamo che non c’è bisogno di andare a gara perchè, ed è stato recentemente dimostrato, non c’è scarsità della risorsa. Il territorio italiano è per la maggior parte libero. Certo è comodo voler entrare nelle zone dove ci sono aziende già avviate e territori che vivono di turismo balneare. Chi è interessato a fare impresa balneare può farlo dove c’è la risorsa ancora libera".

Concorda su questo punto anche Daniele Lorieri, presidente Confesercenti Massa. "Si può aprire la possibilità ad altri soggetti di fare impresa balneare in zone ancora libere, dove possono sviluppare nuova competitività e quindi attrattività turistica in territori ancora vergini – sostiene –. Ci lascia sconcertati il fatto che ancora si continui a rimandare la ricerca di una soluzione a un tema che sta bloccando un intero settore. Si sta perdendo del tempo e la titubanza non fa bene all’imprenditoria".

"Nella malaugurata ipotesi – prosegue Luca Martini – che passi la legge Draghi e quindi si debba andare all’asta, anche se non vi è scarsità della risorsa, il governo dovrà pensare ad emanare i decreti attuativi per definire le regole del gioco, altrimenti il rischio è che qualche giocatore d’azzardo partecipi alle gare. Noi dovremmo poi far valere il diritto ad un riconoscimento del valore della nostra impresa, che consiste non solo nel valore delle strutture, ma anche dell’avviamento, del portfolio clienti e di tutto ciò che gira intorno ad un’azienda sana che genera profitti".

"Qualora si dovesse andare alle aste – spiega Daniele Lorieri – sarà necessario tutelare gli imprenditori italiani. Deve essere riconosciuto il valore del patrimonio turistico generato e dare continuità all’imprenditoria. Se però il problema continua a non essere affrontato si rischia di immobilizzare un settore che genera valore nei territori. In virtù della lettera della commissione europea, il Governo non dovrebbe più aspettare e pensare a creare un paracadute per affrontare i prossimi mesi. Il turismo balneare non può fermarsi e gli imprenditori hanno bisogno di certezze. In una realtà come Massa se si blocca questo settore si immobilizza tutto l’indotto turistico che ne deriva".

Sulla questione locale per cui in alcuni comuni c’è densità di concessioni il presidente Lorieri ha le idee chiare: "Non è concepibile che l’Europa possa legiferare sui singoli comuni: sostiene – Non è di sua competenza. E’ lo Stato italiano a definire i criteri a livello nazionale. Se pensiamo per esempio alla Toscana ci sono ancora tratti di costa liberi dove creare impresa". E anche Luca Martini ribadisce che: "I colleghi della Liguria sono stati geniali perchè in zone dove la costa presenta molte scogliere sono comunque riusciti a creare degli stabilimenti balneari, a dimostrazione della peculiarità italiana di fare impresa". La partita dunque è ancora aperta e la palla è decisamente in mano al Governo.