"In questi giorni dentro al Carrefour di Massa è accaduto un fatto molto grave. E’ stata licenziata una lavoratrice che lavora presso l’Ipermercato di Massa dal 2002, da quando aveva soli 19 anni, ed è stata licenziata a distanza di pochi giorni dalla propria nomina come rappresentante sindacale". La denuncia arriva dalla Filcams Cgil. "Un anno fa – continua il sindacato – la lavoratrice ha promosso un’azione giudiziale nei confronti del Carrefour davanti al Giudice del lavoro del Tribunale di Massa per denunciare, fra le altre cose, gli atteggiamenti vessatori subiti da parte dei propri superiori gerarchici, i numerosi anni di demansionamento e le reiterate condotte mobbizzanti. La lavoratrice, nata in Albania, ha inoltre denunciato alla Procura le gravi offese razziste pronunciate nei suoi confronti nel luogo di lavoro da parte di personale addetto alla sicurezza".
"Già nel corso delle prime udienze – sottolinea ancora la Filcams Cgil – l’azienda ha tentato di convincere la dipendente ad accettare una conciliazione che prevedesse la risoluzione del rapporto a fronte della corresponsione di un ’importante’ incentivo all’esodo. La lavoratrice però si è sempre rifiutata di barattare il proprio posto di lavoro con una somma di denaro, essendo ben consapevole dell’enorme difficoltà, per una donna con una figlia minore e con una madre disabile a carico, di reperire un’altra occupazione. L’azienda è riuscita a liberarsi di questa lavoratrice ’scomoda’, non disposta a rinunciare alla rivendicazione dei propri diritti, con un telegramma in cui le ha comunicato il venir meno del rapporto fiduciario. La colpa, gravissima a dire dell’azienda, sarebbe quella di non aver incontrato il superiore gerarchico. In realtà la lavoratrice, che all’epoca della ’convocazione’ non era ancora delegata, aveva chiesto di poter essere ricevuta (com’è prassi dentro l’Ipermercato) alla presenza del rappresentante sindacale e, soprattutto, aveva chiesto che le venisse comunicato il motivo dell’incontro. Negli stessi giorni alla dipendente era stato di nuovo chiesto di accettare un incentivo all’esodo, ma avendo già fornito una risposta negativa tramite il proprio legale, aveva pensato che si trattasse dell’ennesimo tentativo di convincerla ad abbandonare il lavoro e sapeva che non sarebbe stata in grado di affrontare psicologicamente l’incontro. La lavoratrice negli ultimi anni, ha dovuto ricorrere a una terapia farmacologica e alla psicoterapia, come ben sanno i responsabili di Carrefour, ed ha subito danni alla salute, come attestato da un perizia medica depositata in Tribunale. E’ di tutta evidenza quindi che il non aver obbedito all’ordine di incontrare il superiore sia stato utilizzato per giustificare un licenziamento molto desiderato dall’azienda".