L’attracco, l’attesa, lo sbarco e l’applauso Il primo passo di speranza per 95 profughi

È un bimbo, alle 16,59, a dare il via alle operazioni di discesa dei naufraghi dalla Ocean Viking dopo due ore di controlli sulla nave. In porto il governatore Giani, i sindaci di Massa, Carrara e Montignoso. Il messaggio di vicinanza del vescovo Mario Vaccari

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di Alfredo Marchetti

Si guarda intorno spaesato. Un passo dietro l’altro, alle 16,59 tocca il suolo italiano. Il suo cuoricino batte all’impazzata: ce l’ha fatta. L’odissea è finita e davanti a sé c’è uno spettacolo che ricorderà tutta la vita: lo splendore luccicante delle Alpi Apuane. Il primo dei passeggeri della Ocean Viking è un bimbo. Un chiaro segnale di speranza, perché alla fine la vita ha vinto su tutto. Si guarda intorno, è meravigliato da tutte quelle luci lampeggianti. Ad accoglierlo la Croce rossa italiana, gli uomini della capitaneria di porto, i carabinieri, la polizia e il governatore della Regione Eugenio Giani. Sembra ormai distante anni luce quella strana sensazione, sconosciuta a un bambino, di terrore. Paura che quel gommone non li reggesse, che un’onda anomala facesse ribaltare la sua unica zattera di salvezza. E ancora prima le spiagge infinite del deserto, la voglia di vedere un mondo diverso da quello che i suoi freschi occhi avevano conosciuto, martoriato da violenze e privazioni. Adesso inizia una vita nuova, dopo quattro giorni di una navigazione iniziata nelle acque della Sicilia. Un applauso fragoroso accompagna i suoi primi passi sulla banchina Taliercio al porto di Marina. Sono i volontari e i militari, i medici e le autorità presenti, la macchina organizzativa attivata da giovedì sera, che finalmente può tirare un respiro di sollievo. Il piccolo sale sul pulmino della Croce rossa insieme ad altre 10 persone. Sono i primi ad essere scortati dalla polizia a Carrarafiere per essere sottoposti a un secondo screening medico. Ad attenderli ci saranno medici dermatologi, pediatri, ginecologi. Alcuni di loro accennano un saluto. Altri, poco prima, avevano fatto il segno ’cuore’ con le mani. L’Italia è arrivata.

Ci sono volute quasi due ore prima che i primi passeggeri della nave gestita dalla Ong Sos Mediterranee potessero sbarcare. La nave era in rada già dalle 15,20. I primi a salire sul cargo battente bandiera norvegese, costruita nel 1986, sono stati il comandante della Guardia Costiera Paolo Margadonna e il capo della squadra mobile Antonio Dulvi Corcione. Da prassi sono state sequestrate le carte nautiche ed è stato interrogato l’equipaggio della nave, per ricostruire nel dettaglio il percorso e il soccorso dei 95 migranti (15 sono donne, 34 minori non accompagnati tra i 14 e i 18 anni che saranno ospitasti in una struttura a Marina di Massa, Altri 4 invece hanno meno di 14 anni, ma tsono accompagnati). Subito dopo sono saliti i medici della Croce rossa per i primi screening medici.

"Orgoglioso della protezione civile: la macchina è rodata – dichiara Giani –. La Toscana dal volto umano". In porto anche il Prefetto Guido Aprea, il questore Raffaele Cavallo, l’assessore regionale Monia Monni, il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti, i sindaci di Massa Francesco Persiani e di Carrara Serena Arrighi:"Orgogliosa – dice la prima cittadina –della risposta che ha dato la nostra città. Carrara non solo ha mostrato una volta di più il suo grande cuore, ma ha anche fatto vedere che quando c’è da rimboccarsi le maniche sa rispondere al meglio a qualsiasi emergenza. Carrra sarà sempre un porto sicuro". "Siamo la provincia della Linea Gotica – ha detto Lorenzetti –, oggi è una bella giornata per l’accoglienza". Il presidente dell’Autorità portuale Mario Sommariva si è complimentato, tra le altre cose, con i portuali: "Abbiamo affrontato un compito difficile con il sorriso labbra, consci di partecipare a un’operazione di solidarietà dando il nostro contributo"

In serata è arrivato il messaggio del vescovo, monsignor Mario Vaccari: "Sono vicino a tutte queste persone che hanno affrontato un lungo viaggio e che richiedono accoglienza e cure. Farsi carico di chi soffre è e rimane sempre un dovere cristiano che distingue i discepoli di Gesù: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me“. Grazie alla macchina dell’accoglienza".