ALESSANDRA POGGI
Cronaca

L’affondo di Legambiente: "Mostrate le certificazioni"

La richiesta alle imprese di esibire l’Emas, che intanto ricorrono al Consiglio di Stato

Legambiente critica le aziende lapidee

Legambiente critica le aziende lapidee

Dopo i dati cava per cava Legambiente ora vuole vedere le aziende che hanno la certificazione Emas, e rispediscono al mittente, l’imprenditore del marmo Eric Lucchetti come "strumentale la nostra richiesta di accesso completo ai dati sull’escavazione". Un diritto sancito dal Tar dopo il diniego del Comune per questioni di privacy. "In tema di strumentalità, però, l’imprenditore dovrebbe dirci quanto non sia piuttosto, e per davvero, strumentale la massiccia registrazione Emas delle aziende titolari delle concessioni di cava – proseguono –, condizione richiesta dal Comune per allungare i tempi del regime di proroga. Da una semplice e rapida analisi, sui siti delle stesse aziende, dei 47 siti di cava registrati Emas risulta che solo 13 pubblicano sui propri siti la ‘dichiarazione ambientale’ aggiornata e altre due indicano che è possibile richiederla. Eppure sono 32 le imprese, fra le quali anche quella dell’imprenditore, che non mettono a disposizione quel fondamentale documento di rendicontazione ambientale".

"Per questo, mentre prendiamo atto con soddisfazione che la sindaca si è dichiarata ’lieta’ della decisione del Tar e restiamo in attesa che il Comune ottemperi alla sentenza e fornisca i prospetti aggiornati al 2024 in forma non resa anonima, nei giorni scorsi abbiamo mandato a tutte le società con cave registrate Emas la richiesta di inviarci e pubblicare le rispettive dichiarazioni ambientali, dato che questo regime di pubblicità è una condizione indispensabile per la stessa registrazione. Nel caso di rifiuto od omissione sarà nostra cura segnalarlo ad Arpat e Ispra, enti pubblici che provvedono alla registrazione Emas. A oggi hanno risposto alla nostra richiesta 13 aziende (per rispettive 18 cave) su un totale di 47 certificate".

Intanto gli industriali vanno al Consiglio di Stato. Dopo che il Tar ha bocciato tutti i ricorsi intentati contro il Comune, le aziende del marmo si sono rivolte al massimo organo di giustizia per chiedere l’annullamento della deliberazione del Consiglio comunale del Comune di Carrara numero 71. Quella sull’approvazione del ‘Piano attuativo dei bacini estrattivi’ (Pabe). Per questo il Comune di Carrara si è costituito in giudizio. Cinque le aziende che hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato: Alba Ventura, Escavazioni marmi Canalbianco alto, Escavazione Polvaccio, Cave Amministrazione, Cave di Sponda. I ricorrenti chiedevano l’annullamento per "dedotti vizi di violazione di legge ed eccesso di potere". Ma secondo il Tar i Pabe "costituiscono il parametro di riferimento per la valutazione di compatibilità paesaggistica dell’attività estrattiva".