
di Giovanni Landi
"Al pare la bela d’i tre aranci!". Così si usava dire a Marina di Massa negli anni floridi del boom economico. Un’affermazione che, da sola, spiega quanto fosse entrato nell’immaginario collettivo il manifesto pubblicitario dipinto nel 1949, per conto dell’ENIT (Ente nazionale Italiano Turismo), dal pittore futurista Filippo Romoli. L’immagine raffigurava una donna bellissima, costume giallo e capelli fluenti, intenta a remare su una barchetta bianca. Sullo sfondo, i bagni e i monti del litorale massese. Alla base, i tre aranci.
Una donna diventata un’autentica icona vacanziera, simbolo di un territorio – e di una nazione – che si risollevava con entusiasmo dalle macerie della guerra. Eppure nessuno, o quasi, aveva mai pensato che dietro a quella figura slanciata si celasse una persona in carne e ossa. E invece è proprio così: la ’bela fanta’ risponde al nome di Carla Tacchini, nata nel 1932 e scomparsa nel 2011. Fu lei a prestare la sua bellezza alla fantasia e alla maestria dell’artista Romoli.
Un’identità rimasta a lungo coperta dalla discrezione di quest’affascinante signora, tanto che neppure la figlia, Maria Teresa Biagianti, era al corrente della vicenda. Lo ha scoperto in questi giorni grazie a Fabio Cristiani. L’attore e sceneggiatore, che ha scritto un romanzo teatrale ispirato al manifesto (“La Bela d’i Tre Aranci“, Eclettica 2021), il 6 agosto stava mettendo in scena l’opera al Castello Malaspina. Il padre di un attore, presente fra il pubblico, ha sostenuto di aver conosciuto la protagonista dell’immagine, mettendo in contatto Cristiani con Maria Teresa, sua amica di infanzia. E dunque il disvelamento dell’identità nascosta, confermata da altri conoscenti.
"È stata una sorpresa – racconta Maria Teresa Biagianti –. Sapevo che mia madre da ragazza aveva posato per alcune cartoline, ma non sospettavo che fosse la modella di quella storica locandina, non me ne ha mai parlato". Ma Chi era dunque Carla Tacchini? "Una donna semplice, senza troppe pretese. Nacque a Turano e dopo la guerra si trasferì a Marina di Massa con la famiglia. A 18 anni rimase orfana di padre e si diede da fare per aiutare nonna: lavorò in qualche albergo del litorale e poi passò alcuni periodi in Svizzera e Inghilterra, come ragazza alla pari. Poi tornò a Marina e nel 1961 sposò mio padre, Mario Biagianti, impiegato del Comune di diciotto anni più anziano. Fu un grandissimo amore".
Carla aveva un’eleganza naturale, racconta la figlia, tanto che i vicini la chiamavano sempre "signora". "Amava truccarsi e vestirsi bene, e quando andava al mare portava un grande cappello. Quando passeggiavo con lei ricordo che i vecchi amici mi dicevano sempre: “Com’era bella la tua mamma“". Ma davvero nessuno le aveva parlato dei “tre aranci“? "In questi giorni ci ho riflettuto. Mi è venuto in mente mio padre che una volta, da bambina, mi indicò il manifesto e mi accennò qualcosa. Ma io non ci credetti". Ora, invece, ha la certezza: "È una cosa bella che mi riscalda il cuore – conclude Maria Teresa –. Ora ho un motivo in più per ricordare la mia amata mamma con il sorriso".