
Athamanta torna sulla chiusura del sentiero numero 174 del Cai. Alta l’indignazione di escursionisti, alpinisti e delle associazioni che tutelano la montagna dopo che per consentire l’escavazione sul Borla è stato chiuso ilpercorso montano.
Ricordando l’escursione dello scorso prim ottobre, quando con partenza da Foce Pianza, hanno deciso di manifestare sul sentiero a rischio di chiusura per via dell’attività estrattiva delle cave Walton. "Il Comune di Fivizzano ha emanato un’ordinanza di chiusura immediata del sentiero proprio a un giorno dalla nostra escursione, adducendo motivi di sicurezza. Questa tempistica mina il sereno svolgimento dell’iniziativa e denota un atteggiamento prevaricatore dato che non sono stati attesi i tempi per l’organizzazione di un eventuale variante del sentiero".
La protesta degli ambientalisti va oltre: "Il tratto interessato dalla chiusura non mostra alcun segno di mutamento da anni. A mutare sono le montagne circostanti che continuano ad essere affettate a ritmi sempre crescenti. Ci chiediamo dunque il perchè di tutta questa rapidità se non per colpire un’escursione che voleva accendere un faro sulle condizioni di quel territorio". Athamanta ritiene inoltre che sia “allarmante che un sentiero, preesistente alle cave in questione, debba sparire per un loro allargamento e non possa piuttosto essere messo in sicurezza e reso agibile a spese di chi l’ha distrutto. E’ davvero inaccettabile questa arroganza da parte dell’azienda e questo atteggiamento compiacente da parte delle istituzioni". Non si tratta però secondo Athamanta di un fatto isolato: “Per la seconda volta in soli cinque mesi una nostra escursione è stata attenzionata dalle forze dell’ordine. Prima è successo sul sentiero 31 nei pressi della cava delle Cervaiole, gestita da Henraux sul Monte Altissimo, l’aprile scorso ed ora qui tra Sagro e Borla. Ci chiediamo se abbia senso l’impiego di soldi pubblici per pagare straordinari alle forze dell’ordine al fine di presidiare i sentieri in occasione di semplici escursioni. Ci sentiamo criminalizzati per il semplice fatto di attraversare e prenderci cura del territorio che è stato devastato dall’attività estrattiva delle cave mentre chi lo distrugge pare essere trattato con guanti di velluto, senza alcun limite per un bene comune, la montagna, non più ripristinabile una volta distrutto come sta accadendo".