REDAZIONE MASSA CARRARA

Il ritorno del "ben dei morti". Tutto pronto ad Antona per celebrare l’antica usanza

Il 2 novembre, poco prima dell’alba, si festeggiano le anime dei defunti con un banchetto. Nel paese viene riproposto a casa Pitanti. Un rito che lega le tradizioni apuane a quelle celtiche.

Il millenario borgo di Antona si prepara per accogliere l’antica usanza del "Ben dei morti", tradizione locale che si perde nella notte dei tempi. Si festeggia già a partire dal mattino presto del 2 novembre, giorno dei defunti. Una festa a base di preghiere e di cibo, perché la vita deve vincere sulla morte. Il "Ben dei morti" apuano si lega ad Halloween, festa che si crede arrivi da oltreoceano ma che affonda le sue radici nel nostro continente. Alla base di queste tradizioni c’è l’antica usanza di origine celtico-pagana di Samhain che celebrava il passaggio tra il 31 ottobre e il 1 novembre come un capodanno contadino dove il seme, simbolo di vita, prendeva il sopravvento, scongiurando il caos cosmico tra luce e buio, vita e morte. L’antica tradizione voleva che in quella notte tutti gli spiriti si liberassero dal sonno eterno e tornassero in vita tanto che gli Irlandesi folleggiavano e banchettavano dentro i cimiteri, sopra le tombe dei defunti. Per sradicare questa cultura celtico-pagana, la Chiesa francese nel 998 ordinò ai monaci dell’abbazia di introdurre, il 1 novembre, la festa di Ognissanti estesa poi alla chiesa cattolica in generale, ad opera di Papa Gregorio IV e poi attuata nel 1475 dal pontefice Sisto IV. Tuttavia l’usanza non è tramontata ed è giunta fino a noi, molto radicata nell’entroterra dei paesi delle Apuane. Incidere la zucca, per esempio, ed esporla illuminata è sempre stata una tradizione molto comune nei borghi apuani, simbolo della notte degli spiriti. Il 2 novembre, giorno dei defunti, in terra apuana si mantiene il filo legato con le antiche tradizioni celtiche.

Tante le storie, le leggende e le usanze legate al giorno dei defunti e al ritorno delle loro anime sulla terra. Antona è la culla di una cultura millenaria e racconta l’usanza di alzarsi presto la mattina dei morti e rifare immediatamente il letto per paura che gli spiriti vaganti possano prenderne possesso. E sempre di mattina presto si celebrano due messe in chiesa e al cimitero. Al ritorno, l’usanza voleva che lungo le vie del borgo, aprissero bottega il fornaio, il droghiere e l’oste per offrire pane, lardo, salumi e buon vino ai passanti in suffragio delle anime dei defunti, accompagnati dalla frase "Dio te ne renda merito". Addirittura, nel testamento dei vecchi, si lasciava all’erede l’impegno di mantenere vivo il rito e di fare opere di bene durante la settimana dei morti.

Da alcuni anni, Maria Giovanna Pitanti propone questo appuntamento (nella foto) ripercorrendo le tracce di quelle antiche usanze dove il cibo è il principale ingrediente, elemento indispensabile per scongiurare la morte, il buio e la paura. Maria Giovanna ogni anno prepara il banchetto dei morti, condividendolo con parenti, conoscenti e alcuni invitati al rito.

Angela Maria Fruzzetti