Il monito di Pesaro alla gioventù "L’antisemitismo non è sconfitto"

Andrea e la sorella Silvia Albertina sono i figli di Marcello: scapparono in Svizzera a causa delle leggi razziali. La loro lezione di umanità agli studenti del liceo Gentileschi: "Siate curiosi e con un pensiero vostro"

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di Daniele Rosi

"I giovani devono avere una consapevolezza propria". Questo l’invito di Andrea Pesaro rivolto alle nuove generazioni in merito all’importanza di non dimenticare ciò che avvenne a seguito delle leggi razziali. A margine della visita dei Fratelli Pesaro, Andrea e Silvia Albertina, all’interno del liceo ‘Gentileschi’ per la mostra organizzata per il giorno della memoria, c’è stato spazio anche per alcune riflessioni sul presente e su come i giovani debbano riuscire a non dimenticare quello che avvenne in un passato non troppo lontano. Andrea era un bambino di pochi anni quando il padre Marcello, ingegnere alla Marmifera, fu costretto ad abbandonare Carrara a causa delle leggi razziali, riparando grazie all’aiuto della famiglia Forti prima al nord e poi in Svizzera. "Ero già tornato a Carrara nei primi anni ottanta - ricorda Andrea Pesaro - ma da allora non vi avevo fatto più ritorno. I ricordi qui della mia infanzia sono molto sfuocati a causa della mia giovane età di allora, ma ricordo sicuramente cosa volle dire andarsene. Mio padre era legato a questa città, alle cave e a tutto ciò che vi girava intorno. Era il suo mondo, il nostro mondo". Poi l’avvento delle leggi razziali e tutto ciò che ne è conseguito, con fughe e allontanamenti per salvaguardare ognuno la propria famiglia. Un periodo sicuramente terribile che, grazie a iniziative pensate all’interno della Giornata della Memoria, può però aiutare a mantenere quel filo rosso con il passato necessario a non dimenticare.

"Quando vedo questi ragazzi percepire così ciò che è stato, ovvero un evento terribile, sono sollevato - sottolinea Andrea Pesaro - e l’importante è che questa giornata non diventi troppo istituzionale, ma che al contrario mantenga lo scopo per cui è nata; non dimenticare. Sono le nuove generazioni quelle su cui puntare per mantenere vivo il ricordo di quegli orrori e perchè non si ripetano più. Non dimentichiamoci che alla Shoah hanno preso parte anche dei fascisti, quindi non è solo un discorso tedesco. L’antisemitismo vive ancora oggi, qualche volta mascherato e altre volte meno, e serve che siano i giovani i primi a prenderne le distanze. Un giovane deve sviluppare curiosità, interagire con tutti e avere visione propria". Importante secondo i due fratelli anche la parola ‘ricordo’, che deve assumere in questa giornata un significato più alto, più profondo, rispetto alla parola che noi usiamo normalmente. "Zackor in ebraico significa ricordo - spiega Silvia Albertina Pesaro - ma il ricordo non deve essere solo una memoria, ma deve aiutarti anche ad andare verso il futuro. Il ricordo come costruzione del futuro. E’una visione differente rispetto a come si intende la sola parola ricordo, ed è bene sottolinearlo".