"Il Covid non esiste? Provate il mio dolore"

Il racconto di una donna in Lunigiana che è stata ricoverata in ospedale. Anche il padre è stato contagiato dal Covid

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Massa Carrara, 26 novembre 2020 - "Negate il virus? Abbiate rispetto per chi, come me, ha vissuto un’odissea". A parlare è una donna della Lunigiana che è stata ricoverata perché ha contratto, assieme al padre, il terribile virus. La testimonianza parla da sola. "Dopo mesi e mesi trascorsi sentendo parlare di Covid, di contagi, morti, guariti... di negazionisti, mi ritrovo completamente coinvolta, senza sapere cosa fare e come farlo. Seguo le regole, o quello che dovrebbero essere, ma niente sembra funzionare, meccanismo complesso o forse, ancora peggio, guasto. Sono stata ricoverata in ospedale e mi è parso di vivere un brutto sogno. Nello stesso momento si è ammalato anche mio padre: corse avanti e indietro da casa all’ospedale, le sue condizioni, al limite, non necessitavano cure ospedaliere o questo è quanto hanno detto. I posti letto sono quelli che sono, di certo non quanti dovrebbero essere".

"Lunghissimi giorni – prosegue nel suo racconto –, ore infinite, ma le condizioni di salute sono migliorate, anche se ci vorrà tempo per recuperare. Tuttavia quello che conta è essere a casa con la mia famiglia, con mio figlio di due anni, compiuti proprio mentre ero in ospedale. Ció che conta è sapere che siamo tutti fuori pericolo. Poi comincia il caos burocratico, che mi fa capire che il sistema non funziona: mancanza di mezzi? Di organizzazione? Non so rispondere. Sono convalescente da polmonite interstiziale bilaterale e nell’attesa che qualcuno di più competente mi dica come ci si comporta dopo il covid, lotto ancora con i postumi di questo subdolo nemico: stanchezza e fiato corto se esagero con i movimenti, dolore e fastidio al petto".

"Mi dicono che c’è da attendere – prosegue –. attendere il secondo tampone, attendere l’esito del test, attendere una semi normalitá. Ci si mette nelle mani degli operatori sanitari, infermieri e medici che lottano in prima fila, molto preparati e molto umani (Pronto soccorso di Pontremoli e reparto Covid del Noa) e un po’ ci si affida al caso, perché non abbiamo nient’altro. Ho riscoperto l’umanità e l’amore: tra i parenti, amici, amici di amici, compaesani, conoscenti, perfino in persone che non conosco e che avrebbero voluto aiutarmi. E li ringrazio tutti, infinitamente. A chi ancora nega l’esistenza del virus chiedo solo di avere rispetto per tutti quelli che come me si ritrovano a lottare con la malattia – conclude – e soprattutto per tutti quelli che non ce l’hanno fatta. “Dalla condotta di alcuni, dipende il destino di tutti”".