ALESSANDRA POGGI
Cronaca

Giovanni, ultimo calzolaio. Il figlio dell’Ungherese ha tenuto aperta la bottega che era del nonno

Ivanics è un geometra, ma tre volte la settimana tiene accesa la luce di via Santa Maria: "Non improvviso, il mestiere me lo insegnò il babbo"

Giovanni Ivanics, l'ultimo calzolaio. Ha tenuto aperta la bottega del padre a Carrara

Giovanni Ivanics, l'ultimo calzolaio. Ha tenuto aperta la bottega del padre a Carrara

Carrara, 26 gennaio 2024 – Giovanni Ivanics non se l’è proprio sentita di chiudere per sempre quella bottega in via Santa Maria, quella aperta dal nonno nel 1920 e poi diventata lo storico calzolaio ‘l’ungherese’. Giovanni di professione fa il geometra, ma da qualche anno tre volte alla settimana veste i panni del calzolaio, uno dei mestieri più antichi del mondo, ormai in via d’estinzione. Dopo la scomparsa del padre Renato avvenuta nel 2020 all’età di 84 anni, Giovanni ha guardato e riguardato quel piccolo laboratorio al piano terra di Palazzo Micheli Pellegrini, e tutto d’un tratto ha deciso che avrebbe tirato avanti l’attività di famiglia, che con lui arriva alla terza generazione di ciabattini.

Renato era per tutti ‘Martellino d’oro’, non era il calzolaio, non era Renato o l’ungherese, era semplicemente ‘Martellino d’oro’, uno che ha letteralmente fatto le scarpe a tutta Carrara. Il papà di Giovanni era il più bravo e il più geniale di tutti, non a caso gli venne dato quel soprannome, e riusciva ad aggiustare anche il peggior paio di scarpe. Giovanni in quel laboratorio di via Santa Maria ci è cresciuto e fin da piccolo, quando papà lo permetteva, dava un po’ di colla alle suole, osservava come si mettono i punti, come si cambiano i tacchi e come si riporta una calzatura a nuovo. "Quando frequentavo le scuole medie spesso venino ad aiutare mio padre – racconta Giovanni –, anche se non mettevo i punti o cambiavo i tacchi osservavo tutto quello che faceva. Non mi sono improvvisato, mio padre il mestiere me lo ha insegnato".

La riapertura dell’Ungherese in città è stata accolta molto favorevolmente. "Non me la sono sentita di lasciar perdere e chiudere l’attività di famiglia – prosegue Giovanni –. La gente è contenta perché di calzolai non ce ne sono più e per aggiustare un paio di scarpe dovevano andare ad Avenza o a Marina. E ora sono felice perché funziona, di artigiani non ce ne sono più. Sono aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle 11 alle 13,30. Il negozio è stato aperto da mio nonno Giovanni nel 1920. Era di origine bulgara a venne a Carrara al seguito della squadra di calcio della Bulgaria. A quel tempo le scarpe da calcio avevano i tacchetti di cuoio e quando si sfilavano per aggiustarle serviva il calzolaio. Poi decise di restare a Carrara e siccome veniva dalla Bulgaria venne soprannominato l’ungherese. Mio padre iniziò a fare il calzolaio nel 1936, subito dopo la scuola del marmo".

L’ungherese oltre a essere un punto di riferimento è anche una sorta di museo delle scarpe. Tra le tante che nessuno ha mai ritirato c’è anche un paio di scarpe degli inizi del Novecento "le stava costruendo mio nonno", racconta Giovanni "a quel tempo le scarpe si facevano a mano". Oggi sono cambiate anche le calzature e quelle buone sono in via d’estinzione, proprio come i calzolai. "Oggi le scarpe sono tutte di plastica e non è facile aggiustarle – conclude Giovanni –. Spesso è proprio impossibile aggiustarle perché le colle non reggono. Una volta la colla universale le aggiustava tutte. Oggi servono quelle speciali ma spesso i risultati non sono quelli desiderati. Le scarpe di qualità in generale non esistono più, sono tutte di plastica o di finta gomma".