REDAZIONE MASSA CARRARA

La storia di Enzo Fregosi uno degli eroi morti nella strage di Nassirya

Parla la vedova a 15 anni dalla morte del carabiniere nato a Barbarasco

Enzo Fregosi era nato a Barbarasco e morì in Iraq il 12 novembre del 2003

Massa, 10 novembre 2018 - « Fino al 12 novembre del 2003 ero una moglie, una madre, una donna serena con una bella famiglia; mio marito Enzo, i miei figli Pietro ed Allegra. In un attimo la normalità è stata cancellata dalla strage. La mia vita è stata travolta e mio malgrado sono diventata un personaggio pubblico con due responsabilità: i miei figli e coltivare il ricordo, la memoria della strage di Nassirya in Iraq»,

Paola Coen Gialli è la moglie di Enzo Fregosi, originario di Barbarasco, uno dei 19 eroi della strage di Nassirya, in Iraq. Sono trascorsi 15 anni. Il 12 novembre, Paola Coen Gialli parteciperà a Roma alle cerimonie che ogni anno vengono organizzate perché il sacrificio di 19 persone in missione di pace non sia sia dimenticato e vanificato. Un tuffo nel passato. Il 12 novembre 2003 la guerra è entrata nelle case degli Italiani alle 8,45. A Nassiriya, nel sud dell’Iraq, sono le 10,45. Due palazzine dove risiedono i carabinieri e i militari dell’operazione “Antica Babilonia” vengono sventrate da un attacco kamikaze. Pochi secondi: fumo, muri che crollano, sirene di ambulanze, macchie di sangue sul selciato. Enzo Fregosi, 56 anni, alla sua prima missione all’estero, è il comandante del Nas. Era nato a Barbarasco ed era entrato nell’Arma non ancora ventenne. Militare preparato, professionalità e passione, conosciutissimo in Lunigiana, era partito per l’Iraq il 17 luglio e avrebbe dovuto rientrare il 15 novembre. In casa si stava preparando la festa per il rientro. Quella festa non c’è mai stata: è rientrata la salma coperta dal Tricolore. «Enzo era partito a luglio, era felicissimo di partecipare ad una missione di pace e di costruzione. Lo sentivo spesso. Lo avevo sentito anche la sera prima. Mancavano tre giorni al rientro» ricorda quei momenti Paola Coen Gialli come se il tempo si fosse fermato.

«IL DOLORE, quello vero – dice – è arrivato qualche mese dopo la sua morte. Di quel 12 novembre di 15 anni fa ho immagini e pensieri irreali. Non mi rendevo conto di cosa fosse successo. L’impatto pubblico è stato come una sorta di limbo. Poi è arrivato il dolore, quello privato. Enzo era un padre e un marito presente ed affettuoso. Riservato: non parlava mai del suo lavoro». Paola Coen Gialli racconta : «Dopo 15 anni il ricordo di quei 19 uomini vive ogni qualvolta in una zona del nostro Paese viene intitolata una piazza, un giardino, una scuola, istituito un premio che ricorda quegli uomini, non sono eroi, ma persone che hanno vissuto per ideali come la patria, la pace. Tutti noi, familiari delle vittime siamo impegnati, perché quella strage, una pagina di storia, non sia dimenticata. E’ importante che quando non ci saremo più la strage di Nassirya viva nel ricordo e nella memoria, perché le generazioni future sappiamo cosa è accaduto e apprezzino quei valori». Per la famiglia di Fregosi è un anno particolare. A Roma ci sono state le cerimonie per la fondazione del Gis, gruppo intervento speciale dei carabinieri, di cui Enzo è socio fondatore. A Roma c’era il figlio Pietro che a 20 anni ha scelto di indossare la divisa dei carabinieri. Come suo padre.