‘Divise’ a processo, parla la difesa I testimoni scagionano Fiorentino

Chiamato in Tribunale anche il fratello di uno degli accusatori: ha definito il maresciallo dei carabinieri “gentile”

Migration

di Andrea Luparia

Se fosse una partita a punti, ieri la difesa avrebbe vinto nettamente. Ma l’esito del processo ai carabinieri della stazione di Aulla accusati di vari reati lo deciderà, probabilmente il prossimo anno, il collegio giudicante presieduto da Antonella Basilone. Ieri però l’udienza è stata favorevole alla difesa. I testi chiamati dall’avvocato Gianpaolo Carabelli hanno descritto Alessandro Fiorentino, il carabiniere che si è fatto 12 mesi in cella (nell’ala del carcere di Firenze destinata ai condannati per reati sessuali, l’unica sicura per un militare arrestato), diverso rispetto a quanto scritto dall’allora Pm Alessia Iacopini. La prima teste, che da 30 anni presta soccorso in ambulanza, ha descritto il momento in cui due carabinieri hanno fermato uno degli immigrati dal Marocco che poi li ha accusati di violenza. "Nel dicembre 2016 ero a casa, ho visto movimento e sono scesa ar vedere se avevano toccato la mia auto. Ho visto il fermato, che conoscevo, Fiorentino e un secondo militare. Lo stavano portando alla stazione dell’Arma. Uno portava la bici, l’altro lo accompagnava. Ma non erano ferite o segni di lotta. Conosco anche il fermato. Ci hanno chiamato più perché dava in escandescenze". Poi è stata la volta di un carabiniere addetto alla centrale operativa della compagnia di Pontremoli. "Quel giorno ha chiamato una donna dal Lidl di Aulla per uno straniero dell’est che voleva per forza i soldi dei carrelli. Ho mandato la pattuglia ma non c’era più. Fiorentinoi non lo conoscevo". Il teste più interessante è stato un giovane di 24 anni, italiano, nato a Pontremoli, ma fratello di uno degli accusatori. A fare le domande sempre Carabelli: "Sa che suo fratello è stato arrestato più volte?" "Sì, gli portavo le sigarette". "Sapeva che era accusato di spaccio?" "Sì". Poi il giovane ha spiegato di aver fatto le scuole col figlio di Fiorentino e che il padre aveva fermato lui e i suoi amici una volta. "Eravamo in un bar, ha chiesto i documenti e di svuotare le tasche. No problem. Fiorentino non mi ha mai trattato male, era gentile". Poi una dichiarazione sorprendente. L’avvocato gli ha ricordato le dichiarazioni rese il 31 ottobre 2016 al Pm. Ecco la risposta.

"Quel giorno ho accompagnato mio fratello. Era lui convocato, non io. Ero minorenne e stavo nella stessa stanza quando mi chiesero come mi trattava mio fratello". Poi ha rivelato che il fratello è da 5 anni ai domiciliari: "Sta benissimo. Pesava 130 chilogrammi ora ne ha persi 30 e va sempre in palestra". Quando anche Mansi ha fatto delle domande, il giovane ha ribadito che non aveva ricevuto dalla Procura alcuna convocazione. "Le sue nel 2016 erano dichiarazioni spontanee?" "Si". E alla domanda se ricordava di aver detto he Fiorentino era razzista ha risposto. "Può darsi che allora avessi sentito dire così. Girava voce che venivano fermati tanti marocchini. Mio fratello era stato fermato e ho risposto così".

Poi è stato interrogato un gelatiere artigiano titolare da 30 anni di una piccola attività. Ha un negozio e il magazzino. "Un giorno ci chiamarono perchè uno era entrato nel magazzino. Andammo e trovammo Kamal. Lo fermammo e chiamammo i carabinieri. Arrivarono e lo portarono via. Poi mi chiamarono in caserma a testimoniare e Kamal minaccio di denunciarmi perché l’avevo aggredito...". L’artigiano ha fatto capire che clima si respirava allora: "In via Veneto nel 2016-2017 c’era chi vendeva droga stendendo la merce sul marciapiede...". Infine la sorella di uno degli accusatori ha detto che in passato era andata da Fiorentino a chiedere aiuto: amava un giovane italiano (ora sono sposati) e il fratello era contrario.