
Il legale David Cappetta
La Cassazione conferma la sentenza in appello, dichiarando inammissibile il ricorso: la condanna definitiva è di 2 anni e 11 mesi e 15 giorni, il carabiniere dovrà anche risarcire le persone offese. "La condanna – dichiarano i difensori delle parti civili David Cappetta e Luca Pezzica –, è per 4 reati di violenza sessuale commessi in periodi diversi nei confronti di quattro ragazze diverse. In aggiunta anche molestie. Tre erano dipendenti di un bar e una no: quest’ultima era minorenne all’epoca. Sono state confermate anche le sanzioni accessorie: l’interdizione dai pubblici uffici, l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, curatela, ed alla amministrazione di sostegno e da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Si aggiungono le conseguenze attinenti al rapporto di lavoro in ambito militare e disciplinare".
"Il punto nevralgico – proseguono – sul quale si è concentrata la Cassazione è stata la mancata concessione delle attenuanti generiche in Appello, come sollevato dall’imputato nel suo ricorso. Il Procuratore Generale in Cassazione aveva ritenuto fondato quel solo motivo di ricorso e chiesto il parziale annullamento della sentenza con rinvio in Appello". All’udienza pubblica del 23 maggio i difensori delle parti civili hanno obiettato sulle conclusioni del Procuratore generale, "che erano basate sulla totale assenza di motivazione a riguardo della richiesta di riconoscimento delle attenuanti generiche. Come già scritto nelle memorie presentate prime dell’udienza, abbiamo sostenuto che la Corte d’appello avesse, seppur implicitamente, motivato l’impossibilità di concedere le attenuanti per la gravità delle condotte nei confronti delle ragazze. La Cassazione ha accolto la nostra tesi e rigettato il ricorso. Se accolto avrebbe potuto comportare una pena inferiore, anche sotto i due anni, con pena e sanzioni accessorie sospese, considerando che l’imputato era incensurato. L’imputato, qualora il Tribunale di Sorveglianza glielo conceda, potrebbe beneficiare di una misura alternativa al carcere, senza prima farvi ingresso, avendo commesso il reato violenza sessuale su minore prima della riforma del 2019. Se lo commettesse oggi, andrebbe comunque in carcere".