
Anna Mazzini, in arte Mina, è nata il 25 marzo 1940 a Busto Arsizio
Forte dei Marmi, 3 agosto 2025 - “Viva lei”. Viva Mina, Anna Mazzini, la voce più potente della musica italiana. A ottantacinque anni, silenziosa, da decenni lontana dal palco, resta luce che illumina ancora qualsiasi ribalta. Ora è suo figlio, Massimiliano Pani, a dare parole e gesti all’amore evocato in “Viva lei che ha saputo volermi bene da quando ero piccolo”, che sul lato B del grande successo “Insieme” (1970), diventa icona della devozione materna.

Massimiliano ha chiesto al Comune di Forte dei Marmi di aggiungere al suo cognome anche quello di sua madre: Mazzini. Non un gesto burocratico ma un atto simbolico potente. È la dichiarazione di un legame intimo e assoluto: quel figlio nato fuori dal matrimonio che per Mina fu anche scandalo e dolore. La relazione con Corrado Pani, sposato, fece tremare salotti e giornali in anni in cui il divorzio ancora non esisteva. Anche se i sentimenti da sempre prendono strade che la legge non conosce.
Le foto di Mina in clinica, il neonato tra le braccia, fecero il giro del mondo. Era il 18 aprile 1963. Lì nacque un ragazzo cresciuto in Svizzera, lontano dai riflettori, ma nutrito a musica, rigore e armonia. A sedici anni firma due brani nell’album “Attila”, poi orchestra il sound di sua madre per oltre quattro decenni.
È stato lui a dirigere l’orchestra nei tour, a scrivere le note di arrangiamento in hit come “Parole parole” o “Grande grande grande”, a produrre decine di album. Ha lasciato un segno anche con altri giganti: Celentano, De André, Fossati, Zero. Stile discreto, talento da custode del suono e dell’anima musicale.
Chiedere oggi il cognome Mazzini è più di un dettaglio anagrafico: è accogliere e celebrare la firma di una donna libera, geniale, madre e mito. La pratica è stata protocollata a Forte dei Marmi, dove vive da anni. Nella Versilia che vide il trionfo di Mina al Bussoladomani prima del silenzio del 1978.
Nessun clamore, come è nello stile della famiglia: più identità che ostentazione. Il rapporto tra Max e Mina è fatto di intese silenziose, rispetto assoluto e musica condivisa. Lui orchestrava, lei sceglieva. Lei gli ha donato la libertà di essere mille persone diverse, restando sempre sé stesso.
Ora questa scelta chiude un cerchio: non solo un figlio legittimato da Pani, ma l’uomo che porta nel nome l’anima artistica e morale di sua madre.
È una normalizzazione luminosa, un riconoscimento che vibra come una nota sostenuta, destinata a restare. Un segnale forte per tutte le donne che vivono la maternità fuori dai binari. Oggi la società può accoglierle meglio, ma la legittimazione non è mai abbastanza.
Ha collaborato Francesca Navari