REDAZIONE MASSA CARRARA

Canevara, un bar ’storico’ Un caffè... lungo 100 anni

Dalla cooperativa di nonna Elvira al locale di Franco Lorenzetti, l’unico del paese "Ho iniziato a 14 anni, ora ne ho 85 e vado avanti per affetto e... passatempo"

Da cooperativa di un secolo fa a bar-tabaccheria: l’esercizio di Francesco Lorenzetti, Franco per gli amici, a Canevara, racconta oltre cento anni di storia. "L’attività commerciale era di mia nonna Elvira – ricorda Franco –. All’epoca c’erano le cooperative e rivendite di generi alimentari. Si chiamava cooperativa Del Prato. A mio nonno, Antonio Bigi, sopravvissuto alla prima guerra mondiale del 1915-18, e invalido di guerra, gli fu concessa la licenza di Sali e tabacchi, la numero 24". Originale, l’insegna della rivendita numero 24 spicca nella parete del locale, un prezioso pezzo di storia di famiglia.

"Sono dietro un banco da 70 anni – dice Franco –. Avevo 14 anni quando ho iniziato a lavorare con la mia famiglia. E da 55 anni gestisco questa rivendita, con mia moglie". Il locale è molto ampio e negli anni vi ha trovato spazio anche una pizzeria. Oggi è rimasto il bar, l’unico a Canevara, e la rivendita di tabacchi che serve tutta la montagna, essendo Canevara un punto di passaggio. "85 anni io e 81 lei, mia moglie, e siamo sempre qui. Si tira avanti per passatempo, per restare impegnati e anche per affetto verso l’attività. Se chiudiamo gli occhi noi, è finita".

Da Franco si beve un caffè, si chiacchiera e si impara un po’ di storia della Valle del Frigido, in particolare di Canevara, dalle sue sorgenti d’acqua buona alle discariche sul Frigido perchè manca ancora la rete fognaria, in certi punti. Franco si batte da decenni per poter raggiungere questo servizio di civiltà. Da Franco si va per un caffè ma anche per discutere di vita sociale, dei paesi sempre più abbandonati e dell’aumento dei giovani senza lavoro e senza sostegni utili per la loro dignità. Non si è arreso nemmeno di fronte a un aggressore, un giovane di una frazione limitrofa che lo aveva minacciato e spintonato, facendolo cadere e riportando serie ferite: "Se me li chiedeva, i 30 euro che avevo nel cassetto glieli avrei dati". Aveva il casco in testa e da quel giorno, sulla sua porta è appeso un cartello con divieto di entrare con il casco. Ma Franco ha ripreso la sua attività, ha attraversato la pandemia e mantenuto l’esercizio aperto, un servizio utile per la montagna. Regge, dietro il suo bancone, per gli amici, i conoscenti, per trascorrere giornate che altrimenti sarebbero segnate dalla solitudine, perchè Canevara non ha nulla da offrire. Il Covid ha tagliato la socialità, i tavoli del bar sono vuoti ma resta sempre quel bancone che nemmeno cento anni di storia hanno scalfito.

Angela Maria Fruzzetti