
Azioni di sabotaggio Oto Melara, Beretta e università Sant’Anna fra i possibili obiettivi
di Andrea Luparia
Non bisogna andare molto lontano per vedere quali sono i possibili bersagli che, secondo la Procura della Repubblica di Genova, venivano indicati dalla rivista “Bezmotivny - Senza Motivo“ impaginata a Carrara. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, la rivista spingeva a colpire obbiettivi umani "ad attaccare tutta la filiera, più visibile in chi produce e vende armi, meno evidente ma non meno importante in chi finanzia e studia le tecologie militari" ed erano espressamente menzionando le aziende “Fiocchi di Lecco“, “Beretta nel bresciano“, “Oto Melara di La Spezia“, “LeonardoFinmeccanica“ e l’Università Sant’Anna di Pisa. Ma in un articolo intitolato “Azione di sabotaggio su un binario ferroviario“ si incitavano i lettori a commettere atti di sabotaggio. Per gli investigatori "il messaggo di istigazione a commettere azioni di natura violenta -. promosso dai redattori - è stato in alcuni casi effettivamente raccolto dall’uditorio anarchico. Gli inquirenti hanno ricostruito la stretta correlazione tra gli articoli pubblicati nel periodico e la consumazione, su tutto il territorio nazionale, di azioni vioente, seguite dala successiva rivendicazione, con espressioni verbali tratte dagli articoli pubblicati".
Un dato è certo. Fino a sentenza passata in giudicato esiste la presunzione di innocenza quindi per adesso esiste solamente un castello accusatorio. Che ha indubbiamente superato l’esame del Giudice delle indagini preliminari ma non è detto che gli altri giudici la pensino così. E l’avvocato George Botti , che difende l’indagato Gino Vatteroni, è esplicito nel negare il coinvolgimento del suo assistito in una qualsiasi azione delittuosa. "Ha solamente espresso le sue opinioni, il suo libero pensiero. Null’altro. La sua posizione - siega l’avvocato Botti - non è collegabile ad alcuna azione delittuosa. Devo ancora rileggere con attenzione le oltre cento pagine che formano l’ordinanza di custodia cautelare ma mi pare che anche per gli altri indagati sia la stessa cosa".
L’opinione del Procuratore della Repubblica Nicola Piacente è diversa. E’ vero che la nota stampa diffusa ieri pomeriggio ricorda esplicitamente la presunzione di innocenza e la possibilità, per le persone sottoposte ad indagini preliminari, di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai fatti contestati, ma poi dice che "nella formulazione della richiesta di applicazione di misure cautelari si è tenuto conto che la libertà di pensiero, il diritto di cronaca e quello di critica non sono assoluti ma trovano limiti nella necessità di proteggere altri beni costituzionalmente tutelati e nell’esigenza di prevenire o far cessare turbamenti della sicurezza pubblica".
In attesa di vedere cosa ne penserà, in futuro, il Gup, è giusto ricordare che il sostituto procuratore antimafia Federico Manotti, che ha coordinato l’inchiesta, ha ottenuto gli arresti domiciliari per Gino Vatteroni, Paolo Arosio, Gaia Taino (insegnante di matematica), tutti residenti a Carrara. In carcere è finito solamente Luigi Palli: anche lui vive a Carrara. Gli altri hanno l’obbligo di dimora. Un decimo risulta solo indagato