REDAZIONE MASSA CARRARA

Appello per salvare il ’Pradaccio’. La prateria rischia di scomparire. Era lo storico ’granaio del paese’

Fivizzano, rappresenta una delle rare aree pianeggianti dove si accede con mezzi meccanici per scopi agricoli

E’ conosciuto come il Pradaccio, il vasto pianoro che dista poche decine di metri dal monumento del maestro Pietro Cascella, eretto in località I Pini a poca distanza dall’abitato di San Terenzo Monti, nel fivizzanese. Esteso per diversi ettari, appartiene alla Curia di Massa e nella zona rappresenta una delle rare aree pianeggianti in cui, per scopi agricoli, vi si può accedere con mezzi meccanici.

Fino agli inizi degli anni Sessanta era definito il “granaio del paese“, tutto coltivato com’era con il prezioso cereale e sempre fino a quel tempo, ogni 15 luglio, il Pradaccio costituiva il percorso dove si svolgeva la solenne processione per l’annuale ricorrenza della festa patronale dedicata a San Terenzo Vescovo e Martire. Poi le epoche sono mutate: la coltivazione cerealicola è stata sostituita dal prato pascol, un sistema che permetteva all’affittuario del terreno di mantenere con il fieno e il pascolamento un certo numero di bovini e nel contempo di conservare fertile e perfettamente pulita tutta l’area di pertinenza. Alla scomparsa della persona che, con tanta diligenza e cura, preservava questo pianoro dall’incuria contribuendo in maniera significativa a mantenere piacevole e integro il paesaggio della vallata, lentamente negli anni si è assistito a un disinteresse – almeno sotto il profilo dell’utilizzo agricolo – di questa vasta e rara area pianeggiante. Del resto, da decenni, l’antico rito della processione per il 15 luglio non vi viene più praticato e il percorso di fede si effettua unicamente nelle strade del paese. Lentamente, ma inesorabilmente, la vegetazione infestante sta prendendo il sopravvento nella prateria che rappresentava fino a pochi anni fa il vanto del paese in campo agricolo. Sopravvive, benchè invaso ai lati dai rovi un gelso secolare, retaggio dell’antico allevamento fiorente un tempo nella zona, del baco da seta. Una pianta monumentale, storica che andrebbe segnalata agli appositi uffici e salvaguardata. E’ la muta testimone delle fatiche dei contadini di un tempo, dei riti processionali sui sentieri della fede, almeno finchè è esistita la “civiltà contadina“.

E soprattutto questo vecchio gelso ha assistito sgomento la notte del 3 Settembre ’44 al massacro di 10 uomini del paese da parte delle truppe naziste, tragico evento successivo alla mattanza di altre 160 vittime, avvenuta una settimana prima. La canzone “Fiabe“ del maestro e compositore Marco Maiero ,recita: “Il vecchio gelso, ricorda nei suoi rami; mette anelli di stagioni nelle dita delle mani“. Un modo per indicare che il Pradaccio è un luogo dove la natura, la socialità, la fede e la storia da secoli si sono date appuntamento. Sta alla comunità di San Terenzo prendersi cura di questo luogo così pieno di significato preservandolo per le generazioni future.

Roberto Oligeri