REDAZIONE LUCCA

Spillò i soldi al notaio Condannata ex segretaria

Circonvenzione di incapace, la sentenza del giudice: 3 anni e multa, oltre a 60mila euro di provvisionale per ciascuna delle parti civili

Forte di quel rapporto maturato come storica segretaria dello studio professionale del notaio Emilio Maccheroni, ha circuito il suo ex datore di lavoro, producendo ammanchi quantificati in 270mila euro. Il giudice ha condannato per circonvenzione di incapace Elisabetta Figliè, 57 anni di Seravezza, a una pena di 3 anni di reclusione, 1000 euro di multa e 60mila euro di provvisionale per ciascuna delle parti civili, cioè la figlia Serenella Maccheroni e la moglie Ivana Doria, quali eredi del notaio deceduto pochi anni fa. Ad incastrare la donna sarebbero stati tutti quei bonifici per l’acquisto di regali (come borse di Louis Vuitton) e, addirittura, per abbonamenti a siti di incontri. La storia nasce dal quello stretto legame che Figliè, per anni segretaria del notaio Maccheroni, continua ad avere anche quando il noto professionista, nel 2008, si ritira in pensione e a una vita sempre più familiare, a causa di quella patologia neurodegenerativa (come il Parkinson) che, progressivamente, lo mina nell’attività cognitiva e motoria. Accanto a lui c’è sempre l’ex segretaria che fa commissioni e lo accompagna alle visite mediche, creando un rapporto esclusivo all’interno di quel nucleo che non ha mai avuto problemi economici. Dal 2012 la situazione clinica peggiora e nel 2016 è il figlio Fabio che, di ritorno da una vacanza con i genitori, rendendosi conto del deficit sempre più eclatante del padre, decide di vederci chiaro e ottiene la delega per visionare i movimenti di alcuni conti correnti, chiedendo lumi su alcune transazioni proprio a Elisabetta Figliè. I rapporti tra loro si inaspriscono e Fabio si rivolge agli avvocati Elena Libone e Fabrizio Pelletti (che hanno assistito la famiglia in questa battaglia) chiedendo però loro di aspettare a intervenire, visto che da lì a poco sarebbe partito per una vacanza in Sicilia. Fabio Maccheroni – e questo è un altro aspetto sconcertante della storia – morirà proprio il 16 agosto 2016 nella camera di un b&b di Trapani per esalazioni da monossido di carbonio. Una tragedia che ha sconvolto quella famiglia, di cui poco si è reso conto papà Emilio ormai poco lucido. "Nel frattempo – racconta l’avvocato Libone – Maccheroni firma una procura speciale all’avvocato Coppedè (poi sentito come testimone) che viene autenticata dentro un’auto dal notaio Guidugli, viste le limitazioni motorie dell’uomo. Il legale ha poi fatto decreto ingiuntivo alla famiglia per 38mila euro di prestazioni da lui richieste e in sede civile il giudice ha già stabilito che l’atto era viziato dato che Maccheroni era incapace di intendere e volere. Una situazione certificata dal medico curante e da specialisti e palese per chiunque". Moglie e figlia dopo la morte di Fabio hanno allontanato la Figliè facendo una certosina ricostruzione della situazione contabile. Molti movimenti bancari sono rimasti indecifrabili. Ma alla fine il giudice ha confermato ammanchi per 270mila euro. In quei conti pure un abbonamento ad I tunes per 850 euro e a un sito di incontri per 450.

Francesca Navari