A volte, per non dire spesso, il frenetico via vai della quotidianità ti travolge al punto da dimenticarti del tempo che passa. Corri, ti fermi, corri di nuovo ed ecco che passano le stagioni: da quell’autunno di un anno fa fino ad oggi pare un soffio. Ma solo dopo un ciclo lungo dodici mesi ti soffermi davvero a pensare, a ricordare. Quella telefonata che ti diceva: "Ciao, lo sai già? E’ morto Ale" la risenti limpida e gelida proprio come una doccia fredda che ti trapassa e ti lascia addosso una fitta. Ti rendi conto solo allora che è trascorso già un anno, anche se affacciandosi alla finestra il pensiero (o la speranza?) di vederti spuntare da quell’angolo c’è stata più volte e forse ci sarà anche in futuro.
Alessandro Giglioli, 80 anni, sconfitto dal Covid un anno fa ritorna però chissà quante volte nelle parole e nei discorsi della gente di quartiere. E questo sta a dimostratre come la gente appunto gli volesse bene, lo avesse ben presente e lo stimasse. L’unica vera consolazione è ricordarne l’esempio. E cercare di imitare un po’ quel sorriso e quella bontà che ti coccolava quando ci scambiavi anche solo due parole per strada. D’altronde, quale eredità migliore si può lasciare se non un bel ricordo? Beh, anche in questo, Alessandro Giglioli, c’è riuscito: anche se non è più nella sua comunità, il suo ricordo è vivo. E lo sarà ancora per molto. Ciao Ale.
Cristiano Consorti