L’importante è partecipare Capitale della cultura "Non pensare alla vittoria"

Il professor Gherpelli, project manager della candidatura di Pistoia nel 2017 consiglia: "Lucca punti ad elaborare le scelte culturali, al di là della corsa".

L’importante è partecipare  Capitale della cultura  "Non pensare alla vittoria"

L’importante è partecipare Capitale della cultura "Non pensare alla vittoria"

di Maurizio Guccione

La candidatura di Lucca a Capitale della cultura 2026, deve evere come riferimento il modello di sviluppo delle scelte culturali della città e del territorio, senza contare troppo, almeno in questa fase, sulla reale vittoria. L’affermazione è del professor Giuseppe Gherpelli, un curriculum professionale e accademico infinito nel campo della valorizzazione culturale italiana. Direttore generale de “I teatri di Reggio Emilia” e direttore dei musei comunali di Firenze, è stato il project manager di “Pistoia Capitale della Cultura 2017”. Una persona che non solo ha capacità manageriali ma conosce le leve giuste per sviluppare un progetto culturale così ambizioso. L’incipit della nostra intervista è dato da una sua affermazione: "Gli investimenti per la cultura non devono essere appannaggio dell’indotto ma dei saperi e dei valori di un territorio".

Professore, magari non c’è una ricetta predefinita, ma cosa dovrebbe fare una città che si candida?

"Non puntare sulla vittoria ma partire ad elaborare le scelte culturali che, nel caso di Lucca, servono alla città; questo è il caposaldo su cui costruire il futuro, al di là della candidatura; il fatto di candidarsi è di per sé positivo: bisogna mettere in ordine le idee su cui puntare pensando che prima di tutto, il materiale culturale è un patrimonio di cui beneficia principalmente chi vi abita".

Il sindaco di Lucca ha fatto cenno a una collaborazione a livello territoriale: è corretto?

"Certo che bisogna aprirsi, anzi, occorre andare a individuare consapevolmente i soggetti, pubblici e privati, che elaborino i progetti. A Pistoia, fu istituito un Comitato promotore che ancora oggi si riunisce ogni mese e mezzo per definire le scelte culturali a livello provinciale; ne fanno parte le due diocesi, la Regione, le amministrazioni e la locale Fondazione bancaria: una struttura tale è decisiva per individuare le scelte comuni per la politica culturale".

Ci sono, invece, cose da non fare?

"Me ne viene in mente una, per esempio immaginare da subito di allestire mostre che attraggano migliaia di persone; occorre evitare questo, pensando erroneamente che la designazione della città a Capitale della cultura possa rappresentare crescita di numeri: prima di tutto perché è destinata alla comunità locale e poi perché, come nel caso di Lucca, non si tratta di aumentare il flusso dei turisti, peraltro già corposo, ma semmai individuare scelte che esaltino le caratteristiche culturali del territorio".

I festeggiamenti del centenario di Puccini: un bel richiamo per Lucca capitale della cultura?

"Mi scusi, Puccini non può essere il testimonial dell’evento “Capitale”, non piacerebbe nemmeno a lui; il Maestro appartiene certamente alla grande storia culturale di Lucca, del territorio lucchese, ma fondamentalmente Puccini appartiene al mondo, guai se così non fosse; indubbiamente è un riferimento importante per Lucca, ma non deve essere l’unico, perché significherebbe non considerare il patrimonio culturale lucchese nel suo insieme".

Pistoia avrebbe potuto fare e dare di più, non crede?

"Assolutamente sì. L’evento si è incrociato con un cambio di maggioranza ma devo dare atto al sindaco Alessandro Tomasi di aver gestito il passaggio con senso di responsabilità ed equilibrio; alla città, la Capitale della cultura ha lasciato effetti concreti che sono sotto gli occhi di tutti, così anche dal punto di vista turistico".