Il patrimonio museale. Nuova catalogazione delle opere conservate nei Musei nazionali

Progetto della Scuola Imt in collaborazione con la direzione regionale e il decisivo apporto della Fondazione Cassa di Risparmio. Centinaia di reperti daranno vita a un catalogo digitale e accessibile.

Il patrimonio museale. Nuova catalogazione delle opere conservate nei Musei nazionali

Il patrimonio museale. Nuova catalogazione delle opere conservate nei Musei nazionali

Uno studio e l’elaborazione di dati, fonti, reperti che porteranno a rivalorizzare il patrimonio culturale di Lucca, attraverso il sistema innovativo di catalogazione delle opere contenute nei Musei nazionali di Palazzo Mansi e di Villa Guinigi.

Artefice del progetto è la Scuola Imt Alti Studi di Lucca che, in collaborazione con la direzione regionale dei Musei della Toscana, la direzione dei Musei di Lucca e della Toscana, e con l’apporto fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha dato vita ad una catalogazione per un nuovo, moderno e progressivo database delle opere contenute nei Musei che hanno aperto all’accesso, finalizzato a ritracciare la storia dei singoli oggetti custoditi. Un lavoro lungo, meticoloso e innovativo, reso possibile grazie al coordinamento della professoressa Maria Luisa Catoni e del professor Emanuele Pellegrini a cui hanno preso parte John Bianchi, Virginia Caramico, Pasquale Focarile ed Elena Pontelli, ricercatori e ricercatrici a progetto di Imt.

A spiegare attraverso quale approccio metodologico si è arrivati a tutto questo è la professoressa Catoni, prorettrice alla ricerca e all’innovazione della Scuola e ordinaria di Storia e archeologia dell’arte antica, autrice di importanti pubblicazioni e coordinatrice, a Imt, del programma di dottorato in “Cultural system”.

"Si è trattato di un lavoro enorme – spiega – per un progetto iniziato nel 2019 e proseguito l’anno successivo; abbiamo partecipato al bando “100 assegni” della Regione Toscana relativo alla ricerca, facendo nostro l’auspicio di andare avanti e ciò è stato possibile grazie all’apporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca".

Prosegue Catoni: "Il progetto si basa sulla convergenza di diverse professionalità e Imt, sull’interdisciplinarietà, ha sempre creduto; il nostro gruppo di studio ha reclutato, con un concorso, ricercatori e ricercatrici in storia dell’arte, archeologia e con competenze manageriali e informatiche".

Centinaia di reperti esaminati che danno vita a una nuova catalogazione – l’ultima, cartacea, risaliva al 1968 – rendendo fruibile il patrimonio scandagliato attraverso l’accesso digitale.

"Al momento sono stati catalogati 500 pezzi su un totale di circa 1000 – prosegue Catoni – evidenziando anche pregressi errori di catalogazione e scoprendo, per esempio, i rapporti tra Lucca e Firenze: per questo oggi siamo in grado di rispondere a nuove domande; ma la vera novità del progetto sta in una parola chiave: si chiama accessibilità ed è in linea con la volontà manifestata dal Ministero della Cultura; tutti i pezzi catalogati e immesso nel nuovo database, sono stati rifotografati, schedati, aggiornati e attraverso la nostra ricerca, quando possibile, i dipinti sono stati fotografati anche sul retro".

La nuova digitalizzazione, che parte dai Musei di Lucca assume un ruolo guida estremamente innovativo quale metodo cui ispirarsi. A seguito del progetto, con la “popolazione” del database, saranno creati i nuovi cataloghi cartacei che vedranno coinvolti esperti della materia e curatori dei singoli manufatti.

Al progetto ha partecipato quale supervisore il professor Gabriele Costa, docente di informatica a Imt. Ed è in funzione della multisciplinarietà adottata che il nuovo sistema digitale si mostrerà utile; un’accessibilità senza restrizioni, fruibile per studiosi e visitatori, utile ad abbattere barriere – fisiche e non – affinché il patrimonio culturale rappresenti un luogo dove entrare liberamente. Il progetto che parte da Lucca e che potrebbe ispirare, a livello nazionale e internazionale altre importanti realtà museali, getta lo sguardo, come ci ricorda la professoressa Catoni, verso il mondo della cultura da condividere come bene comune collettivo.