
Gianni Rodari rifletté sulla parola e sull’espressione come bisogno dell’uomo, del ragazzo, del bambino. In una sua storia ci sono in un cortile due bambini, giocano ad inventare una loro lingua in modo che nessuno capisca cosa stanno dicendo. Il primo ha detto BRIF BRAF e il secondo BRIF BROF. Un signore vecchio e buono li sta osservando, alla finestra c’è anche una signora né buona né cattiva che afferma che quei bambini sono sciocchi. Il signore non è d’accordo, lui ha capito tutto e spiega: il primo ha detto quanto è bella quella giornata e il secondo ha risposto che il domani sarebbe stato ancora più bello. La signora arriccia il naso e tace: i bambini hanno ricominciato a parlare la loro lingua “segreta”.
La signora, con aria sfidante, richiede al vecchio signore se abbia capito anche in quell’occasione. L’uomo, sorridendo, annuisce: il primo bambino ha detto quanto è felice di stare al mondo e il secondo ha replicato che il mondo è bellissimo. La signora, sbalordita, chiede se il mondo fosse davvero bello… il signore risponde BRIF BRAF BRUF. Nella “Filastrocca sulle parole”, si legge: “Abbiamo parole per fare rumore, parole per parlare non ne abbiamo più“. Ma il messaggio fondamentale è nella “grammatica della fantasia” e nella “liberazione della parola“ (nell’immagini i francobolli per i 100 anni di Rodari).