
di Massimo Benedetti
Se ieri doveva esserci una fumata, diciamo che è stata decisamente... nera. Thiago Motta sarà ancora per pochi giorni l’allenatore dello Spezia. Il divorzio era già nell’aria e il colloquio effettuato ieri da ’remoto’ con la proprietà, non ha cambiato le carte in tavola. Motta ha compiuto un’impresa salvando lo Spezia e tale resterà nella storia del club, ma sia lui, che la società, sono d’accordo sia meglio che le strade si dividano.
E di fronte ad una comune volontà, l’unico problema sono i due anni di contratto, a 700mila euro, che l’allenatore ha ancora con il club bianco. Si dovrà procedere ad una rescissione, per questo le parti hanno fatto entrambe alcune proposte e si rincontreranno lunedì, dove si dovrebbe arrivare all’addio. Senza rancore e con una stretta di mano, certamente con un ’grazie’ per il traguardo raggiunto che non era affatto scontato.
Perché si è arrivati a tanto? Le cause sono molteplici. Certamente Motta non ha gradito di essere rimasto sempre sulla ’graticola’, esonerato in pectore prima della partita del 22 dicembre a Napoli e salvato solo dall’imprevista vittoria e dal fatto che il suo sostituto individuato dalla società, Marco Giampaolo, ha declinato l’invito.
Motta ha rischiato ancora dopo la sconfitta al ’Picco’ del 2 gennaio col Verona, quando hanno ripreso a circolare nomi di allenatori tra cui Maran e lo stesso Nicola, che a breve sarebbe andato a Salerno. Poi, però, c’è stata la grande prestazione in casa del Genoa con la vittoria meritatissima firmata da Bastoni contro una diretta concorrente, quindi in successione il trionfo col Milan e altri tre punti con la Sampdoria. A quel punto mandare via Motta, diventava difficile. Lui, che aveva già compattato il gruppo facendo riferimento ai suoi fedelissimi, ha preteso dalla società piena autonomia. "Finché ci sono – in sintesi – comando io". Cosa che è avvenuta sempre, anche impedendo ad alcuni dirigenti di entrare negli spogliatoi, come in occasione della partita contro l’Inter.
La società non vedeva di buon grado l’accantonamento di alcuni calciatori che in effetti sono rimasti ai margini sino alla fine: Strelec, Sala, Bourabia, Sher, Podgoreanu, con il caso particolare di Nzola. Lo stesso Antiste si è rivisto soltanto nel finale (con prestazioni tutt’altro che indimenticabili, anche se impiegato fuori ruolo), oppure Salcedo ’sparito’ a lungo e ora addirittura convocato da Mancini per uno stage con la nazionale.
Motta ha proseguito il suo cammino alla guida dello Spezia in direzione ostinata e contraria, sostenuto dai tifosi che gli hanno sempre voluto bene. E che tuttora vorrebbero che rimanesse. Lui, del resto, si è sempre impegnato per conquistare la salvezza, anche quando ci sono state le quattro sconfitte di fila che avevano rimesso in discussione il traguardo.
Ormai, però, siamo ai saluti. Tanto che è già iniziato il toto-successore. Che non sarà Andrea Pirlo, per l’ingaggio altissimo ma non solo, piuttosto sembra prendere corpo la candidatura di Luca Gotti, profilo che si adatterebbe bene allo Spezia. Da non scartare neppure un clamoroso ritorno di Nenad Bjelica, che con l’Osijek ha appena concluso il campionato croato al terzo posto davanti al Rijeka dell’ex Miskovic.
Ieri c’è stato anche il saluto dell’ad Nishant Tella, con un pranzo al centro sportivo di Follo. Il dirigente di origine indiana non lascerà la galassia dei Platek, ma non resterà neppure più fisso alla Spezia in quanto la proprietà ha deciso di lasciare la gestione interamente nelle mani dell’attuale dirigenza, che si è ben comportata durante la stagione e ha dato prova di affidabilità. Tella, pertanto, si occuperà sempre dello Spezia, ma non ne sarà più il supervisione. Per questo, ieri, ha voluto salutare calorosamente le persone con cui ha lavorato, fianco a fianco, per tutta la stagione.