
Aurelio fra i migliori in campo giovedì sera a Cremona (foto Rastelli)
Un pareggio contro la Pistoiese bastava il 1° giugno del 1986 perché lo Spezia tornasse in C1, un pareggio basterà esattamente 39 anni più tardi per tornare in A. La finale per salire di categoria andrà in scena domani (alle 20.30) in un Picco che avrebbe accolto anche altri 10mila, oltre ai 12mila che ci saranno. Un evento che finalmente, dopo la finale ’ristretta’ vissuta 5 anni fa in tempo di Covid vedrà protagonisti anche i tifosi. Quasi 2.500 erano a Cremona e hanno potuto apprezzare la sagacia tattica dimostrata da Luca D’Angelo. È stata una partita a scacchi con le pedine a muoversi all’unisono: per questo Azzi e Barbieri non riuscivano quasi mai a sganciarsi. Erano stati loro, in particolare il primo, a mettere in difficoltà gli aquilotti il 9 maggio nel ko interno in campionato.
A Stroppa è poi mancato troppo presto un perno come Castagnetti, ma al tecnico è mancato soprattutto... un attaccante come Pio Esposito. Due-tre uomini sempre su di lui, a francobollo, hanno garantito superiorità ligure a centrocampo, coi difensori grigiorossi e in prima battuta il mediano troppo impegnati per sganciarsi e impostare al meglio dal basso. E se non hai una punta con certe caratteristiche, sebbene De Luca (quando è entrato nella ripresa) abbia fatto salire il baricentro di casa, non puoi impostarla sperando che Vazquez inventi sulla trequarti il gol decisivo. E infatti è andata così, un paio di vere occasioni per parte, poi il nulla, poiché i blocchi reciproci degli esterni hanno limitato i cross: soltanto 10 quelli spezzini, sono cresciuti nella ripresa e diventati 20 quelli cremonesi.
Alternare la pressione al mantenimento delle coperture, ha garantito poi allo Spezia uno sforzo minore per ottenere il risultato sperato. Insomma, questa finale di andata ci è piaciuta molto, ha dimostrato che una partita può essere ben giocata anche se povera di occasioni. Ha palesato la bravura di entrambi gli allenatori e delle due squadre, una che ha già l’esperienza di una finale (persa) la scorsa stagione, un’altra che la competenza ce l’ha grazie ai singoli elementi. Ma avete visto quante indicazioni dava Salvatore Esposito quando stava seduto in panchina? Sappiamo già quale sarà il suo mestiere fra una quindicina d’anni. Abbiamo poi notato, con piacere, che lo Spezia ha saputo fare a meno perfino di lui. Non fraintendiamoci, il numero 5 aquilotto è uno dei due (l’altro è il fratello Pio) assoluti protagonisti di questa cavalcata trionfale che potrebbe portare alla Serie A. Però è altrettanto vero che sono la forza e la coesione del gruppo (Salvatore compreso, anche dalla tribuna o dalla panchina) ad aver fatto la differenza fino ad ora nel percorso dello Spezia. Nella mente, infine, immaginiamo già la spinta che i tifosi per 90 minuti e poco più daranno alla squadra. Sarà una finale indimenticabile. Si tratta dell’ultimo atto di una storia comunque felice, si può anche tornare a casa senza un filo di voce. Ne vale la pena.
Marco Magi
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