Un tetto alle licenze: "Non vogliamo certo una guerra col food. Ma serve equilibrio"

E’ una delle proposte avanzate dal neonato comitato. Già una cinquantina le adesioni raccolte in pochi giorni. Appello al Comune: "Più luci e animazione sulle strade".

Un tetto alle licenze: "Non vogliamo certo una guerra col food. Ma serve equilibrio"

Un tetto alle licenze: "Non vogliamo certo una guerra col food. Ma serve equilibrio"

L’iniziativa è partita il 24 gennaio ma conta già 50 adesioni. Non poche. E dal gran movimento di riunioni e gruppi whatsapp, il numero di consensi è in continua lievitazione. I commercianti del centro storico si preparano, con toni pacati ma risoluti, a condurre una battaglia. Non contro qualcosa o qualcuno in particolare, ma innanzitutto per loro stessi. Per continuare a fare il mestiere che amano e con cui danno sostentamento alle loro famiglie e ai loro collaboratori.

Gli ultimi anni sono stati estremamente difficili, l’era Covid segnata dal continuo apri e chiudi e il rialzo dei prezzi dovuto al difficile contesto internazionale sono stati scogli su cui in diversi sono naufragati. Alcuni hanno ammainato le vele perché i conti non tornavano più, altri per stanchezza, perché stufi di arrivare stremati a fine mese. "In centro – dicono i rappresentanti della neocostituita associazione – sono davvero molte le saracinesche che si sono abbassate definitivamente. È un dispiacere e una perdita irreparabile. Va forte il settore del food ma in sofferenza sono tutti gli altri settori merceologici".

Non si tratta, si è molto attenti a precisare, di porre in contrasto bar e ristoranti con le altre categorie, ma di trovare un giusto equilibrio che salvaguardi la rete commerciale cittadina. Un sistema di botteghe e negozi storici – l’ultimo bastione in ordine temporale a crollare è stato poche settimane fa Yachting House di Gianfranco Bianchi – che si sta sgretolando sotto i colpi dell’e-commerce, di una crisi generalizzata e di una decisa virata dell’economia locale verso il turismo. "Quello che non ci pare corretto – sottolinea Diego Carozzo, titolare di una macelleria in piazza del Mercato – è perseguire un’unidirezionalità verso il food e il beverage. Si deve costruire un piano del commercio che tuteli tutti, non ci devono essere esercenti di serie A e di serie B." La soluzione potrebbe essere un contingentamento del numero di locali, con un tetto massimo di nuove aperture. "Il punto – viene ribadito – è trovare un equilibrio. Osservare la morte silenziosa dei negozi storici senza fare nulla è un delitto. È un patrimonio di tradizioni, identità e cultura cittadina. Con cosa si pensa di rimpiazzarlo?".

Oltre alla richiesta di porre un limite al numero di nuovi bar e ristoranti si chiede all’amministrazione di puntare con più decisione sul centro storico. "Natale – sottolinea Angela Torroni della gioielleria Macò 1950 – è stato quasi un deserto. Se si fa una passeggiata verso l’imbrunire per via Chiodo e Corso Cavour si viene colti dalla malinconia. Luci spente, serrande calate, un grigiore intriso di tristezza. Il commercio è la nostra vita ma in molti casi anche un pezzo importante della storia della città. Non permetteremo che scompaia senza almeno aver prima tentato di fare tutto il possibile per salvarlo".

Vimal Carlo Gabbiani